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«Tocca consultare il Parlamento». La polemica, questa volta, è trasversale. E a scatenarla è l’app Immuni, quella che, nella “Fase 2”, servirà a tracciare la diffusione del virus nella speranza che non si generino altri focolai. Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Mara Carfagna e perfino una pezzo del governo - il Pd, attraverso Filippo Sensi - nutrono dubbi sulla democraticità di una decisione che incide così perentoriamente sulla privacy dei cittadini. E così chiedono che a pronunciarsi non sia solo l’esecutivo, ma tutto il Parlamento. L’app risulta infatti essere volontaria, ma non troppo: scaricarla non sarà obbligatorio, ma chi sceglierà di non farlo potrebbe vedersi limitare la libertà di spostamento. E il problema riguarda soprattutto gli anziani, poco avvezzi agli smartphone, per i quali l’alternativa potrebbe essere quella di un braccialetto in grado di replicare le funzioni dell’applicazione. Sulle “conseguenze” per chi non vorrà usufruirne si scatena, dunque, la polemica politica. «Usare le nuove tecnologie per combattere il virus è utile, ma con tutte le garanzie dovute ai cittadini italiani - commenta il segretario della Lega, Matteo Salvini —. Un commissario non può certo derogare dai diritti costituzionali senza che sia il Parlamento, e quindi il popolo, ad essere investito di decisioni così delicate. Chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati? Garantire la protezione di diritti e dati privati degli italiani per la Lega è fondamentale, la strada scelta dal governo è pericolosa. La nostra libertà non è in vendita». Dello stesso parere Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. «Benché l’installazione dell’app sia volontaria, quando si entra nella sfera del trattamento dati - soprattutto quelli sanitari - occorre andarci con i piedi di piombo - ha commentato -, perché il rischio è sempre molto alto. Un passaggio in Parlamento è d’obbligo». Sulla stessa linea anche la vicepresidente della Camera Mara Carfagna, di Forza Italia. «Una decisione di tale portata, ossia mettere sotto controllo la stragrande maggioranza della popolazione, non può essere presa in autonomia da un commissario straordinario né, tantomeno, imposta con dpcm da una sola parte politica - ha sottolineato -. Il Parlamento ha il dovere, oltre che il diritto, di esprimersi per tutelare, nonostante l’emergenza, i diritti fondamentali degli italiani che è chiamato a rappresentare». Le imitazioni per chi non sceglierà di scaricare l’app dovrebbero rappresentare un incentivo per raggiungere quota 60% di adesioni, soglia minima per garantire l’efficacia del sistema di tracciabilità, che si compone di due parti: una destinata al contact tracing e l’altra che rappresenta un “diario clinico” per annotare in tempo reale eventuali sintomi compatibili con il virus. I dati dell’utente rimangono sul proprio dispositivo, con un Id temporaneo che viene scambiato con i dispositivi vicini tramite bluetooth. In caso i decidesse di non essere tracciati, l’idea è quella di una stretta agli spostamenti, anche se sul punto è ancora poco chiaro quale sia l’intenzione del governo. Decisione che, comunque, trova in disaccordo anche il Pd. «Decisioni che mettano capo a cittadini di serie A e di serie B sono contro la Costituzione - ha commentato il deputato dem Sensi -. Il sistema a punti lasciamolo ai paesi autoritari. Sicurezza è libertà». I cittadini scaricano l’app che crea un registro dei contatti in cui ci sono tre informazioni: qual è il dispositivo con il quale si è venuti a contatto, a che distanza e per quanto tempo. Se risulta positivo, l’utente che sul proprio telefono ha Immuni riceve dagli operatori sanitari un codice che consente di scaricare su un server del ministero i numeri identificativi di coloro con i quali il paziente è venuto a contatto nei giorni precedenti. Da quel momento inizia la valutazione delle possibilità: il cervellone informatizzato incrocerà i dati, per evitare i falsi positivi, stabilendo il valore di rischio, con un elenco di persone da avvisare con input/messaggio di alert, con la quale viene fornito un protocollo da seguire per l’isolamento e il tamponamento. Dati, secondo gli standard di Bending Spoons, cifrati e firmati digitalmente ma nulla si sa del server che andrà a conservarli.