«Non è stato facile decidere di pubblicare questa foto, che racconta la cruda realtà. Adesso il piccolo Joseph riposa nel Cimitero di Lampedusa. Non ci sono parole per descrivere il dolore della madre, che fino all’ultimo è stata accanto a quella bara». Lo scrive su Facebook il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, nel pubblicare sulla sua pagina social la foto della piccola bara bianca con dentro il corpicino del neonato di sei mesi, non sopravvissuto al naufragio di mercoledì scorso al largo della Libia, e sepolto ieri nella piccola isola siciliana.
Intanto arriva il duro j’accuse del missionario comboniano padre Alex Zanotelli, che punta il dito contro governo ed Europa per la gestione dei migranti dopo la nuova ecatombe nel Mediterraneo. Il sacerdote pacifista, senza troppi giri di parole, denuncia all’Adnkronos: «Il comportamento del governo giallorosso, come anche quello dell’Europa, è criminale e immorale. E noi siamo complici con la nostra indifferenza e ignavia di questo genocidio. Sono indignato, come uomo, ma soprattutto come cristiano, davanti a questo macabro spettacolo che avviene in questi giorni nel Mediterraneo. È inaccettabile la nostra indifferenza disumana a così tanti naufragi e morti nel "Cimiterium Nostrum"». «Una settimana questa - osserva padre Zanotelli - con decine di naufragi al largo della Libia con più di centinaia di morti. E noi indifferenti davanti a questo spettacolo di morte: "Avete mai pianto? - ci aveva chiesto Papa Francesco nel suo viaggio a Lampedusa - quando avete visto un barcone affondare?". Chi si è commosso all’urlo della mamma di Joseph di appena sei mesi: "I loose my baby!" ( Ho perso il mio bambino)? A salvare i naufraghi questa settimana, c’era solo la nave della Ong spagnola Open arms, che da sola ha portato in salvo 260 rifugiati».
Da qui il duro attacco: «È criminale che in una situazione così grave la ministra degli Interni trattenga tutte le navi delle altre Ong. Anche questa è una scelta politica da parte del governo. Quest’anno, secondo l’Onu, ben 900 migranti sono morti nel Mediterraneo e ben 11.000 sono stati ripresi dalla Guardia costiera libica per riportarli nei lager libici, luoghi di torture e violenze. Queste persone che fuggono da inferni libici, non sono migranti ma rifugiati che hanno diritto all’asilo politico. Per questo l’Italia e la Ue devono avere le loro navi in mare per salvare questi disperati. Invece il nostro governo a Bruxelles continua a finanziare i criminali della Guardia costiera libica ed aiutarli a scovare i barconi in fuga».