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C’ è chi chiede il commissariamento della Campania - leggi alla voce Caldoro, l’ex governatore sconfitto da De Luca - e chi un vertice di maggioranza per affrontare il caos scuola e regioni. Insomma, il governatore campano Enzo De Luca. Il quale però sembra tutt’altro che intimorito e sempre più deciso a chiudere la Campania per evitare l’esplosione dei contagi. «Prenderemo misure di guerra. Se l'obiettivo è salvare la vita dei nostri concittadini dobbiamo decidere, costi quel che costi. Se l'alternativa è tra decidere e salvare vite, io non ho dubbi. Faremo fino in fondo quello che è necessario», scrive su Facebook il governatore. E ancora, sempre più accorato: «Vi chiedo comprensione e collaborazione. A volte vengono assunte decisioni difficili, ma mai a cuor leggero. L'amarezza è che basterebbe avere comportamenti responsabili da parte di tutti per risolvere gran parte dei nostri problemi. Ci auguriamo che le forze dell'ordine e le polizie municipali facciano il necessario. Al 90% di persone e famiglie perbene, che hanno capito la gravità del momento, chiedo di aiutarci e di avere comprensione». «Le mezze misure non servono più a niente, prima prendiamo decisioni forti meglio è. Se tardiamo ci avviciniamo al momento in cui saremo costretti a prendere decisioni ancora più gravi ma con l'acqua alla gola.
Quanto alla scuola, De Luca ricorda che il rischio contagi non si crea all'interno, ma con gli assembramenti all'ingresso e in uscita: «Non abbiamo chiuso le scuole ma disposto la didattica a distanza per due settimane. Dobbiamo usare questi giorni per misure che potenzino le linee di trasporto e differenzino gli orari degli studenti, anche ricorrendo a turni pomeridiani». Per questo De Luca ha di fatto annunciato che, oltre alla chiusura delle scuole, verranno fermati matrimoni, comunioni, cresime, cortei ai funerali. Jogging solo di primo mattino. Blocco della mobilità di notte.
Una linea dura che ha fatto storcere la bocca a qualcuno ma che ha costretto Conte a rivedere le sue disposizioni. Il Dpcm appena varato sembra già superato dal numero dei contagi in continua crescita e dalle fughe in avanti dei governatori. A cominciare da De Luca, naturalmente. E così l’ala più dura del governo, con in testa il ministro della Salute Speranza, ha chiesto un vertice urgente col premier per ridefinire i confini delle restrizioni. Nella mattinata di ieri si è sentita anche la voce di Franceschini: «Ho chiesto ieri al presidente Conte una riunione per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d'intesa con le Regioni». Dunque, non solo il governo non impugnerà al decisione di De Luca di chiudere le scuole ma, in vista di una decisione simile da parte della Lombardia, sembra intenzionato ad allargare la misura in tutta Italia. Fra i dem al governo viene infatti osservata con crescente preoccupazione la curva dei contagi e il caos sulle aperture delle scuole non aiuta a rasserenare il clima. E il fatto che lo stesso segretario dem Nicola Zingaretti abbia deciso di esprimere «solidarietà e vicinanza» al governatore campano, è letto come una segnale che il Pd spingerà il governo verso quella strada. E i dem chiedono anche un supplemento di riflessione sui concorsi per i docenti.
«Alcune regioni stanno in questi giorni decidendo di chiudere le scuole in via precauzionale», dice Camilla Sgambato, responsabile Scuola del Pd: «Pertanto lo svolgimento di concorsi in questa fase di aumenti esponenziali della curva del contagio da Covid, espone a rischi enormi. Non si puo' non prendere atto che siamo di fronte alla stessa, se non peggiore, situazione di quando il concorso fu rinviato. E dunque riflettere sulla necessità di spostarlo a tempi migliori sotto il profilo sanitario ci sembra la cosa piu' opportuna da fare. Invitiamo il Governo ad una rapida riflessione in tal senso».
«Se il governo vuole veramente tenere aperta la scuola si mettano in campo tutte le forze, dalla Protezione civile per fare tamponi rapidi, ai mezzi di trasporto dell'Esercito per portare i ragazzi a scuola», spiega invece la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi. «Per tenere insieme i problemi prodotti dall'epidemia e l'apertura delle scuole, servono scelte forti e coraggiose. Se ci fosse un'alluvione o un terremoto chi manderebbe i mezzi di soccorso? La Protezione civile. La scuola ha bisogno di aiuto. Se è vero che c'è un Cts capace di valutare le criticità e un commissario con poteri speciali, entrino in campo e si assumano la responsabilità di dare indicazioni e soluzioni», conclude.