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Si dicono uomini di pace, ma lasciano i porti chiusi ai migranti e aperti alle armi. Un peccato che scatenerà «l’ira di Dio». Papa Francesco si scaglia ancora una volta contro la morale contraddittoria dell’Europa, ricevendo in udienza i partecipanti alla Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco).
«Gridano le persone in fuga, ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli nell’Europa che - ha sottolineato il Pontefice - apre però i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini». E un pensiero particolare è stato rivolto «al dramma della Siria e alle dense nubi che sembrano riaddensarsi su di essa in alcune aree ancora instabili o dove il rischio di una ancora maggiore crisi umanitaria rimane alto».
Se sono insensibili i cuori degli uomini, ha messo in guardia Bergoglio, «non lo è quello di Dio, ferito dall'odio e dalla violenza che si può scatenare tra le sue creature, sempre capace di commuoversi e prendersi cura di loro con la tenerezza e la forza di un padre che protegge e che guida».
A stretto giro è arrivata la replica del ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Ancora oggi c’è stata un’esortazione del Santo Padre a salvare vite e noi questo stiamo facendo - ha affermato in conferenza stampa a Milano - Dal primo gennaio ci sono stati 2mila arrivi in Italia rispetto ai 14mila anno scorso. E sul fronte dei morti e dei dispersi, dato di cui vado più orgoglioso e che offro al Santo Padre come testimonianza concreta del mio lavoro per salvare vite, i dati dell’Unhcr dicono che fra morti e dispersi dichiarati fra il 2015 e il 2018 sono circa 15mila», mentre nel 2019, «i corpi recuperati sono stati due e quelli dichiarati 500», ha aggiunto. «Quindi - ha concluso - la politica di controlli e la serietà portano non solo a una riduzione del numero degli sbarchi dell’ 87 per cento ad oggi, ma anche a una riduzione del 100 per cento dei morti» .