In Italia tra le forze dell'ordine è frequente il "racial profiling", la profilazione razziale, cioè controlli e fermi di polizia basati sull'origine etnica. Inoltre, le autorità non paiono essere "consapevoli" dell'entità del problema. Lo sottolinea la commissione contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa (Ecri), organizzazione internazionale non Ue con sede a Strasburgo, in un rapporto sul nostro Paese pubblicato oggi.

La delegazione dell'Ecri, si legge nel rapporto, è venuta a conoscenza di "molte testimonianze sulla profilazione razziale da parte delle forze dell'ordine, in particolare verso la comunità Rom e le persone di origine africana". Queste testimonianze, che riferiscono di "frequenti fermi e controlli basati sull'origine etnica", sono confermate anche dai rapporti delle organizzazioni della società civile e di altri organismi di monitoraggio internazionali specializzati. Tuttavia, "le autorità non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell'entità del problema, e non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale".

La profilazione razziale, sottolinea l'Ecri, "ha effetti notevolmente negativi", perché genera un senso di "umiliazione ed ingiustizia" per i gruppi coinvolti, provocando "stigmatizzazione e alienazione". È inoltre "dannosa per la sicurezza generale", in quanto "diminuisce" la fiducia nella polizia e contribuisce alla tendenza a non denunciare i reati. Per la commissione, dunque, le autorità dovrebbero sottoporre le pratiche di fermo e di controllo/perquisizione della Polizia ad un esame indipendente. L'esame dovrebbe essere condotto con la partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile e dei rappresentanti dei gruppi potenzialmente esposti alle pratiche di profilazione razziale".

Dovrebbero essere sensibilizzati i funzionari delle forze dell'ordine sulle pratiche che possono potenzialmente condurre alla profilazione razziale, con effetti nocivi sulla fiducia dei cittadini nella polizia, nonché per identificare modelli indicativi di razzismo istituzionale all'interno delle forze dell'ordine, "in particolare nei confronti dei Rom e delle persone di colore o di origine africana".

Il Consiglio d’Europa interviene anche sullo scontro tra magistratura e governo, sottolineando che “le eccessive critiche rivolte a singoli giudici che si occupano di casi di migrazione mettono a rischio la loro indipendenza". "L'Ecri constata che molti interlocutori incontrati dalla sua delegazione durante la visita in Italia erano profondamente preoccupati per le narrazioni politiche convenzionali che promuovono una cultura di esclusione più che di integrazione e inclusione dei migranti", afferma il report.

Tra gli esempi, "anche attacchi verbali nei confronti di esponenti della società civile che forniscono sostegno ai migranti e critiche indebite volte a minare l'autorità dei singoli giudici che decidono su casi legati all'immigrazione". Un'atmosfera che "mina l'indipendenza della magistratura quando si occupa di casi di immigrazione", secondo l'Ecri. 

“L’Ecri, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell’Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie”, replica sui social la premier Giorgia Meloni.
"Rimaniamo allibiti dalle accuse di razzismo rivolte alle nostre forze di polizia dall'Ecri, l'organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d'Europa. Non si capisce come la basilare attività di controllo dell'ordine pubblico - svolta regolarmente verso tutte le persone, non solo straniere - venga spacciata provocatoriamente come profilazione razziale. In Italia, le forze dell'ordine, che in passato sono state letteralmente abbandonate da precedenti governi, corrono il pericolo di vedere delegittimato il proprio lavoro. Ed è un lavoro basato sul sacrificio di chi mette ogni giorno a rischio la propria vita per il bene della Comunità. Siamo orgogliosi di come il governo di centrodestra stia investendo nella sicurezza con l'assunzione di 29mila unità nelle Forze di Polizia e con oltre 2.000 operazioni ad alto impatto effettuate nelle periferie delle nostre città Finalmente la sicurezza è tornata tra le priorità del governo nazionale e gli italiani stanno tornando a sentirsi sicuri”, dichiarano in una nota i componenti della delegazione italiana al Consiglio d'Europa di Fratelli d'Italia, Lega per Salvini premier, Forza Italia e Udc-Maie.

A intervenire, nel pomeriggio, è poi Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha telefonato al Capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, esprimendogli lo stupore per le affermazioni contenute nel rapporto e ribadendo stima e vicinanza alle forze di Polizia.

Proprio sul Quirinale si sposta l’attenzione, dopo il varo da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge che individua la lista dei cosiddetti Paesi di origine sicuri per il riconoscimento della protezione internazionale, per capire se e quando Sergio Mattarella darà  l'ok all'emanazione del provvedimento e alla presentazione del  relativo disegno di legge di conversione in Parlamento.

Per ora nessuna previsione sui tempi, anche perché il testo non  sarebbe stato ancora recapitato al Colle. Quando questo avverrà è  presumibile che l'analisi da parte degli uffici giuridici della  Presidenza della Repubblica e dello stesso Capo dello Stato non sarà  particolarmente lunga. Il decreto, frutto comunque della consueta  interlocuzione tra Quirinale e Palazzo Chigi, si compone di un solo  articolo, contenente, come spiegava ieri sera il comunicato del  Governo, "l'elenco dei Paesi di origine sicuri, tenuto conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle  organizzazioni internazionali competenti".

Non dovrebbero quindi emergere quei manifesti profili di incostituzionalità tali da giustificare una bocciatura da parte del Presidente della Repubblica né contrasti con l'ordinamento europeo. L'eventuale via libera non dovrebbe quindi essere accompagnato da rilievi del Capo dello Stato come accaduto in passato per altri provvedimenti e contemporaneamente alla promulgazione di leggi. Ipotesi che ovviamente potranno essere confermate solo quando il testo sarà passato concretamente al vaglio del Presidente Mattarella.