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«Questa mattina il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha accusato sintomi febbrili e, a scopo precauzionale, ha lasciato la sede del Dipartimento». È quanto si legge in una nota diffusa dal Dipartimento della Protezione civile, che ha annunciato la sospensione della conferenza stampa quotidiana. Ieri era stato il suo predecessore Guido Bertolaso a comunicare la positività al Coronavirus. «A causa di questa lieve indisposizione - prosegue la nota - a partire da oggi, fino a data da destinarsi, la quotidiana conferenza stampa sull’emergenza Coronavirus delle ore 18 è sospesa. Il Dipartimento della Protezione Civile, continuerà a garantire la massima operatività e, anche per il tramite dell’ufficio stampa, a diffondere le informazioni disponibili sull’emergenza in atto. L’aggiornamento dei dati di dettaglio sul monitoraggio sanitario in Italia, verrà fornito attraverso un comunicato stampa che sarà diffuso alle ore 18». Poco più tardi si è saputo che Guido Bertolaso, risultato positivo al coronavirus, e' stato ricoverato al San Raffaele di Milano, secondo quanto si apprende da fonti. L'ex capo della protezione civile, scelto come consulente della Regione Lombardia per portare avanti il progetto dell'ospedale negli spazi della Fiera di Milano, sarebbe entrato in ospedale ieri sera. Trenta medici morti dall'inizio dell'emergenza Intanto sono già 17 i medici di famiglia morti dall'inizio dell'emergenza. «Ancora una volta in questo mese drammatico mi trovo ad esprimere le mie condoglianze alle famiglie di colleghi della medicina generale deceduti per aver contratto il coronavirus. Come presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, alla famiglia del collega Gaetano Autore va il mio più sentito abbraccio, come la mia vicinanza a tutti gli altri presidenti degli Ordini dei Medici d’Italia che si trovano ormai quotidianamente nelle mie stesse condizioni», ha spiegato il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti. «Sono trenta i medici morti in Italia - ricorda Scotti - di cui 17 medici di famiglia. Tra ieri e oggi, dei 6 medici morti ben 5 sono medici di famiglia. Questo dovrebbe far riflettere le Istituzioni Sanitarie, i medici vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre medici e personale sanitario senza protezioni individuali e organizzative. È ormai evidente che per la medicina di famiglia il tempo sta finendo. Vogliamo sperare che la dematerializzazione delle ricette, il triage telefonico prima di ogni visita ambulatoriale o domiciliare (per noi e per i colleghi medici dei distretti specialisti) come tutte le soluzioni che stanno partendo compreso il consulto a distanza, il video consulto, le consulenze specialistiche telefoniche, possano servire a fermare questa strage. Purtroppo però ogni giorno mi chiedo se ho dimenticato qualcosa, se potevo fare, pensare o agire qualcosa di più. Sento forte questa domanda dentro di me altrettanto forte il desiderio di continuare a cercare delle soluzioni. Voglio sperare dal profondo del mio cuore che questa stessa condizione riguardi tutti quelli che hanno più di me responsabilità direzionali e di governance a tutti i livelli e che soprattutto valutino se ognuno di loro ha fatto tutto quello che poteva per tutti gli attori della nostra sanità perchè, se non fosse così, saremmo di fronte ad una strage di Stato».