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Del resto da quando frequenta palazzo san Macuto, la ieraticità fa parte del suo stile. Prima del monito contro Oliverio, il senatore Morra aveva infatti ammonito con la stessa pomposità i ragazzi dello spray al peperoncino della discoteca di Corinaldo: «Io dico loro: costituitevi». Ma forse si è trattato di un riflesso condizionato dalla sua vita precedente. Perché prima ancora che senatore e presidente della commissione antimafia, Morra è un insegnante, un pedagogo, un educatore.
Nato a Genova ma calabrese d’adozione, il nostro ha passato la vita tra le aule del liceo Bernardino Telesio di Cosenza a insegnare storia e filosofia. Prima da supplente, poi da titolare. E il ricordo degli alunni è tutt’altro che spiacevole. Prima della conversione legalitaria, il professor Morra era persona alla mano e decisamente permissiva. «In gita girava qualche spinello, e lui era di quelli che chiudeva gli occhi», racconta un suo ex studente.
Ma la sua vera passione era il basket, tanto che decise di aprire un negozietto di articoli sportivi in una traversa di corso Mazzini, il salotto buono della città calabrese.
Pian piano, nell’animo di Morra, si è insinuata la passione per la politica a 5 Stelle e per la giustizia. La giustizia celebrata nelle aule dei tribunali, naturalmente. Dopo il basket, il professore ha infatti scoperto il fascino delle denunce, gran parte delle quali sono finite sulla scrivania dell’Aggiunta della procura: l’irreprensibile dottoressa Marisa Manzini. Compresa quella che a Cosenza è diventata la madre di tutte le querele: la denuncia sulle luminarie colorate installate dal detestatissimo sindaco Occhiuto.
E qui nasce il fattaccio. Stanco delle continue accuse del professore, il sindaco Occhiuto lo scorso settembre ha deciso di pubblicare una sorta di pizzino virtuale: «C’è un politico locale che mi dicono sia un esperto spargitore di fango». Poi l’affondo: «Il paradosso è che, da quello che mi dicono ( ma io non voglio crederci), un suo stretto congiunto esercita addirittura le sue attività imprenditoriali spesso in società con soggetti in odor di mafia». E il finale in crescendo: «Ognuno ama la giustizia a casa d'altri».
Insomma, dicendo e non dicendo, Occhiuto ha lasciato intendere che Morra potrebbe avere un parente molto stretto coinvolto in vicende poco chiare. Ma la questione, almeno fino a oggi, sembra essere finita lì: Occhiuto ha lanciato il suo messaggio e Morra ha preferito soprassedere.
Altro punto debole del nostro è la conoscenza della geografia ndranghetista. Il che non sarebbe un problema se non fosse che è stato appena nominato presidente della commissione Antimafia. Pochi minuti dopo la notizia dei guai di Oliverio, Morra si è infatti lanciato in un’incauta diretta facebook nella quale ha battezzato un nuovo e inesistente clan di mafia: il clan Barbieri. Non solo, Morra ha poi spiegato che le accuse a Oliverio erano pressoché “definitive” perché convalidate da un Gip. Insomma, in un solo colpo Morra ha liquidato il dibattimento e i tre gradi di giudizio. Il che restringerebbe le garanzie ma di certo risolverebbe l’annosa questione della lunga durata dei processi.
Del resto Morra, come i suo colleghi grillini, è convinto che il ruolo di presidente della Commissione che fu di Chiaromonte sia quello di tifoso dei pm e dell’Anm. Basta leggere la dichiarazione d’amore nei confronti di Gratteri, postata qualche giorno fa, per farsi un’idea del Morra pensiero: «Nicola Gratteri, incubo della ' ndrangheta al Sud e non solo, è una fonte di ispirazione per tutti quelli che vogliono operare una forte azione di contrasto alle mafie. Gratteri dice, con amarezza, che fino ad oggi non c’è stato alcun Governo che abbia messo la lotta alla mafia come priorità della sua agenda politica. Ebbene dottor Gratteri, io ce la metterò tutta». A questo punto solo una domanda resta inevasa: Gratteri lo avrà letto il post di Occhiuto?