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«Una minchiata d’impulso!». Beppe Grillo non usa mezzi termini per definire la scissione renziana avvenuta a pochi giorni dalla nascita del governo Conte 2. In casa pentastellata c’è un po’ di preoccupazione per quelle che potrebbero essere le turbolenze generate dall’ingresso in maggioranza di un nuovo partito guidato dall’ex premier, ma la parola d’ordine rimane una sola: sminuire. Sminuire la portata dell’evento, derubricandolo ad affare interno al Pd, e sminuire l’interesse del Movimento nei confronti dell’ex premier, un tempo nemico, oggi alleato indispensabile. Solo il fondatore, Grillo, si concede il lusso di prendersi gioco del la «renzata» sul suo blog. «Matteo Secondo», così il comico ribattezza l’ex segretario dem, «fra una manata di pop corn e l’altra, è scomparso dalla top ten dei politici più graditi, in qualcuna c’è ancora ma… sotto a Franceschini».
Per Grillo, quella di Renzi, non sarebbe altro che una trovata pubblicitaria per attirare su di sé l’attenzione dei media, visto che al momento sull’onda della popolarità c’è spazio per due «surfisti» soltanto: Salvini e Conte. «Renzi è un animale politico di livello, si accorge di come vanno le cose velocemente: se aspetta la Leopolda non gli resterà altro da fare che spogliarsi davanti a tutti e mostrare tatuaggi BCE and FMI forever!», continua, con la consueta enfasi, il fondatore del M5S. «Insomma, sa che ogni minuto di assenza dalle scene, in queste settimane, corrisponde ad un oblio di mesi e si sente improvvisamente tornare su i popcorn!».
Il “garante” è convinto che dopo una «indigestione» di «guardonismo politico» Renzi sia terrorizzato dal finire fuori da tutte le scene. «Così minaccia il paese di far cessare lo scontro fra i due veri ercoli del gradimento con il grave rischio, per il nostro paese, di svegliarci tutti con Pontida capitale» . Già, perché tra le novità lasciate in dote da questa folle estate 2019 c’è anche uno scambio di ruoli: Grillo, l’uomo del “Vaffa”, diventa improvvisamente responsabile paladino delle istituzioni repubblicane; e Renzi, leader dell’establishment secondo una certa retorica pentastellata, si trasforma nell’istintivo protagonista di strappi potenzialmente destabilizzanti.
«Di solito, prima di fare qualcosa di importante si è presi dai dubbi, si valutano i pro ed i contro, si possono vivere anche giorni di tormento interiore, poi ci si esaspera e si fa una minchiata d’impulso!», prosegue il comico genovese, prima di mettere sullo stesso piano «i Mattei», entrambi vittime del loro carattere sanguigno. Ma «il paese è instabile e pieno di rancori, non è il momento di dare seguito a dei narcisismi», conclude il Grillo in versione settembre 2019. Ma se il fondatore liquida con qualche battuta acida la scelta dell’ex presidente del Consiglio, il capo politico M5S prova a coprire i timori di possibili colpi di mano con un comunicato quasi asettico, ostentatamente disinteressato.
«Nessuna sorpresa», assicura Di Maio. «Di certo per noi non rappresenta un problema, anche perché le dinamiche di partito non ci sono mai interessate. Lavoriamo per gli italiani, solo a loro dobbiamo dare risposte», argomenta il ministro degli Esteri, come se non stesse parlando del leader di un nuovo partito entrato in maggioranza. «Ogni singolo eletto del M5S ha un solo obiettivo, risolvere le problematiche dei cittadini. E ora che il governo è al completo dobbiamo lavorare con serietà e determinazione e portare a casa altre importanti misure per il Paese come il taglio dei parlamentari», è il massimo del commento pubblico concesso dal capo dei grillini.
Ma lontano da microfoni e telecamere, lo stato maggiore pentastellato è in agitazione. Nessuno vuol sentir parlare di «terza gamba». Non cambia nulla, ripete qualcuno. «Nel governo siedono ministri renziani», viene fatto notare, «anche prima della scissione la componente dell’ex segretario Pd era una realtà con cui fare i conti».
Chi invece esce allo scoperto è Roberta Lombardi, la madrina dell’alleanza giallo- rossa. E lo fa a modo suo, con un attacco diretto al leader scissionista. «Quest’oggi, con la sua nuova e mirabolante avventura politica, Matteo Renzi è riuscito a dimostrare di condividere con Salvini qualcosa di più del nome». A unirli, secondo la capogruppo M5S nel Lazio, è «quell’opportunismo politico fatto di impulsività ed egocentrismo che sacrifica la lungimiranza sull’altare del piccolo risultato immediato», scrive su Facebook Lombardi, rilanciando il post di Beppe Grillo. «L’importante è che gli impegni che ha preso per la formazione del governo Conte 2 vengano mantenute, altrimenti dovrebbe risponderne davanti agli italiani sul perché ha voluto questo governo e poi lo ha lasciato in balia delle onde».
Nel frattempo, però, è meglio navigare a vista.