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È convocata per lunedì prossimo la riunione della direzione nazionale del Pd che avrà all’ordine del giorno l’analisi del voto in Sicilia e la strategia politica futura del partito in vista delle elezioni del 2018. Il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore analizza la delicata fase che attraversano i democrat. Si arriva alla direzione nazionale in un clima assai teso. Si aspettava un simile alzarsi dei toni? Credo che sia naturale che ci sia tensione anche perché non ha mai smesso di esserci, ma credo sia altrettanto naturale che tutti i protagonisti di questa situazione concorrano a fare in modo che nel Pd ci siano punti di riferimento chiari. Primo tra tutti: bisogna stare uniti all’interno per ottenere un risultato elettorale in linea con quelle che sono le nostre possibilità. Non dobbiamo farci distrarre dalla vicenda siciliana che è peculiare e molto diversa da quella nazionale. Ad esempio in Sicilia, in campagna elettorale, non potevamo certo difendere l’operato del governo Crocetta, mentre sia i governi di Matteo Renzi che di Paolo Gentiloni hanno raggiunto ottimi risultati che potranno essere richiamati. La minoranza però considera il risultato siciliano non una peculiarità ma un grave campanello d’allarme… In realtà lo si sapeva già da cinque anni come sarebbe andata in Sicilia e cioè che avrebbe vinto chi si unisce. Così come era accaduto prima di Crocetta e dopo con la vittoria di Crocetta. Il centrosinistra si è diviso per volontà di Mdp che ha portato a casa un solo eletto, circostanza che va rimarcata, considerato che, a un certo punto, circolavano sondaggi che davano Fava in sorpasso rispetto a Micari. Guardando il dato più politico, direi che molto è stato determinato dalla percezione della possibilità di vincere. Questo spiega perché tanti elettori di centrosinistra hanno votato poi Cancelleri, candidato dei Cinque stelle, che ha ottenuto 5 punti percentuali in più rispetto alle liste. Un dato che deve sommarsi anche ai 7 punti in meno ottenuti da Micari. E poi abbiamo dovuto affrontare una campagna elettorale nella quale l’elemento fondamentale è stato l’impegno di un pezzo delcentrosinistra a non far vincere Micari. L’analisi del voto in Sicilia può mettere in discussione l’indicazione del futuro premier in Matteo Renzi? Penso che questa sia una non discussione. La legge elettorale non prevede l’indicazione del candidato premier. Esistono, invece, i leader che guidano i partiti. E non mi pare che possa esistere nessun dubbio che il leader del Pd sia Matteo Renzi. Considerato che è stato scelto da pochissimo tempo con due milioni di voti di elettori che si sono espressi liberamente. Noi vogliamo costruire adesso la coalizione e discutere con chi vuol farla sugli aspetti programmatici. E vogliamo farlo partendo dalle cose positive che sono state fatte in questi anni di governo. Che confini immagina per questa coalizione? I più ampi possibili. In questo momento, così come ha dimostrato il risultato delle elezioni in Sicilia dividersi sarebbe la cosa più sbagliata possibile. Bisogna aprire al confronto con un approccio assai diverso rispetto a quello fin qui tenuto da chi pregiudizialmente continua a dire di no. E’ ovvio comunque che adesso dobbiamo capire quale sia lo spazio in cui possiamo muoverci per costruire un’ipotesi credibile di cambiamento.A Ostia sta succedendo di tutto e quanto avviene anima il dibattito anche tra i giornalisti, oltre che tra i politici. Michele Serra dalla sua “Amaca” ha fatto un invito al voto per i Cinque Stelle. Ritiene valido questo appello? Serra dimostra di non conoscere Ostia e la sua realtà. Basta ricordare che il clan Spada, ad esempio, aveva dato indicazione di voto per Virginia Raggi e per il Movimento Cinque Stelle. Se poi si guarda alle future prospettive politiche non si può dimenticare che una formazione come Casa Pound sta già dando indicazione anche per il Movimento Cinque Stelle. Dispiace che in tanti si comportino come se avessero la verità in tasca, senza essersi mai confrontati con il territorio. Dispiace ancora di più nel caso di Michele Serra che lavora in un giornale dove scrive anche Federica Angeli che è stata minacciata proprio dal clan Spada. E sempre a Ostia come valuta i “contatti” tra grillini e Mdp? Guardi credo che Mdp debba fare la sua scelta in maniera chiara. Deve dire se sta con i grillini e quindi, ad esempio, contro Libera. Non è che si può fare tutto soltanto in nome dell’opposizione al Pd.Una possibile alleanza tra grillini e Mdp potrebbe ripetersi a livello nazionale? E’ uno scenario che la preoccuperebbe?Mi auguro e penso che non sarà così. E che le alleanze saranno di altro genere.