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«Spero che la convocazione di Conte di mercoledì prossimo sia l’inizio di un percorso importante per il paese. Occorre una discontinuità profonda e radicale nella linea economica del Governo. Questa è la vera sfida». E' questa la richiesta del sindacato che la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha ribadito in queste giornate ed al Comitato Esecutivo della Cisl, riunito a Roma per una prima analisi delle nuova situazione politica.
«Ho apprezzato molto nel discorso programmatico del Presidente Conte il ritorno dell’Italia ad essere un Paese fortemente europeista. Il dialogo costruttivo con l’Europa è uno dei primi passi incoraggianti dell’azione del governo», ha annotato la leader Cisl in varie trasmissioni televisive. «Se vogliamo un'Europa che guardi al lavoro e alla crescita dobbiamo essere un Paese che sa stare in Europa. L'intervento del Presidente Conte e ancora di più la nomina di Paolo Gentiloni a commissario per gli affari economici ci danno speranze positive di un cambiamento che ci faccia tornare un Paese che ha voce in capitolo nell'Unione».
I tre leader della confederazioni, Landini, Furlan e Barbagallo saranno ricevuti il 18 settembre dal premier Conte, un incontro politico in vista della futura manovra. Ed in questi giorni Furlan è stata molto esplicita, mettendo sul piatto alcuni punti precisi sui quali la Cisl in particolare non farà sconti al neo Governo Conte bis. In primo luogo il tema delle assunzioni nella sanità e le risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, la soluzione dell'annoso problema dei precari della scuola, l'avvio di una discussione seria sulla politica industriale, anche alla luce delle 160 vertenze di lavoro aperte a Mise. Senza dimenticare un cambiamento vero sulla gestione dei migranti, lo sblocco sempre più urgente dei cantieri per le infrastrutture, la risposta da dare alle richieste dei pensionati che sono pronti a mobilitarsi nuovamente per una giusta rivalutazione delle pensioni.
«Bisogna cambiare una linea economica che ha portato il paese alla crescita zero, e di cui nessuno ha parlato in queste settimane di crisi istituzionale», ha rimarcato anche ieri la leader Cisl, giudicando positivo tornare al rispetto della Costituzione che prevede la progressività del sistema fiscale. «Chi è molto ricco deve pagare molte più tasse di chi invece non lo è per niente. Credo sia anche importante - ha detto la sindacalista - questo riferimento a un'azione sul cuneo fiscale tutta a favore dei lavoratori. Lo dico perché questa richiesta era partita nei mesi scorsi proprio dalla Cisl, dalla Cgil, dalla Uil e anche da tutte le associazioni datoriali. Quindi credo che dobbiamo garantire una mensilità in più all'anno a tutti i lavoratori. Abbiamo questa proposta formulata dal Partito democratico – ha aggiunto la Furlan - garantire mediamente 1.500 euro in più ai lavoratori per un costo complessivo di 15 miliardi. Credo che sia un buon punto di partenza per un confronto serio. Ma dobbiamo rivalutare anche le pensioni, abbassando le tasse in maniera seria anche per milioni di pensionate e pensionati».
Per sostenere queste richieste Cgil, Cisl, Uil hanno già programmato una grande assemblea nazionale dei delegati a Milano il 9 ottobre. «Ma noi non vogliamo essere solo ascoltati dal Governo. Occorre aprire un confronto vero per una condivisione sulle misure da intraprendere per un reale cambiamento a favore dei più deboli, delle famiglie, dei giovani disoccupati. Drammaticamente siamo a crescita zero, dobbiamo concentrarci su un patto sociale forte che metta al centro la crescita di tutte le aree del paese, a cominciare dal mezzogiorno sempre più distante in termini di occupazione, servizi, infrastrutture». «Vogliamo che la legge finanziaria sia in forte discontinuità con quella dell'anno scorso e che il tema della crescita sia guardato con attenzione. L'Italia non può essere a crescita zero», ha spiegato la sindacalista. «Mi preoccupo - ha proseguito - se ripetiamo una legge finanziaria come quella dell'anno scorso» che ha tagliato «i fondi a impresa 4.0 e all'alternanza scuola- lavoro. Bisogna invertire la rotta. Ecco perché giudicheremo il Governo dai fatti concreti, come abbiamo fatto anche con il precedente esecutivo. Perderemmo la nostra credibilità se cambiassimo questa linea».