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L'aula del Senato durante l'approvazione del ddl concorrenza, che a Palazzo Madama è stato approvato con la fiducia ANSA/ANGELO CARCONI
“Il passo spedito con cui la Camera procede nell’esame del ddl concorrenza costringe l’avvocatura a esprimere tutte le proprie preoccupazioni in ordine ad almeno due aspetti del provvedimento”. È quanto dichiarano congiuntamente i rappresentanti di Consiglio nazionale forense e Organismo congressuale forense che fanno parte del tavolo tecnico istituito per valutare i contenuti della legge. In particolare, il consigliere Cnf Francesco Marullo di Condojanni e il presidente Ocf Antonio Rosa “chiedono al legislatore e ai ministeri competenti di prendere in considerazione correzioni sulla disciplina delle società di avvocati e sulle nuove norme in materia di contenziosi che coinvolgano compagnie assicurative.
Riguardo al primo punto, si segnala il rischio che la presenza pur minoritaria, negli studi legali, di soci di capitale non professionali possa pregiudicare seriamente l’autonomia e l’indipendenza nell’esercizio della professione forense. Tanto più se si considera che il ddl concorrenza non esclude affatto che la società allargata a 'finanziatori/clienti' non avvocati possa svolgere la propria attività in favore o nell’interesse di quegli stessi soci di capitale. Ancora, il ddl concorrenza non esclude neppure la partecipazione di un socio non professionista privo dei requisiti minimi di onorabilità, o che abbia riportato condanne definitive per pene anche superiori a due anni di carcere relative a reati non colposi: eppure tali limiti erano stati previsti, nel 2011, per le società costituite da altre categorie professionali. Più in generale è difficile non cogliere tutti i pregiudizi che possono derivare per l’utente da società di avvocati partecipate, seppur nel limite di un terzo, da soci non professionali, con la mortificazione delle aspettative che legittimamente i cittadini conservano nei confronti degli avvocati in quanto custodi di fondamentali garanzie di tutela di tutti i diritti, e non certo degli interessi dei cosiddetti poteri forti”.
I componenti del tavolo tecnico istituito tra Cnf e Ocf rilevano inoltre “lo squilibrio che si creerebbe in favore delle assicurazioni con le norme contenute sempre nel ddl concorrenza in ordine alla comunicazione dei testimoni da parte del denunciante. Con le modifiche introdotte al Senato, dove la legge è passata con la fiducia, chi denuncia un sinistro è obbligato a indicare i nomi di tutti gli eventuali testimoni già nel primo atto con cui comunica il sinistro alla compagnia. Cosicché eventuali successive indicazioni di testimoni non potranno valere come prova in giudizio. Lo squilibrio si manifesta nel fatto che tali vincoli non sono previsti per le compagnie assicurative. In tal modo dunque si introdurrebbe ancora una volta una penalizzazione per gli utenti e i cittadini in generale, a vantaggio delle assicurazioni e dunque, di nuovo, di quei poteri forti già troppe volte favoriti in questi anni da altre scelte del legislatore.
Su entrambe le questioni sollevate”, concludono dunque Cnf e Ocf, “si chiede con urgenza che le commissioni competenti della Camera (Finanze e Attività produttive) e i ministri competenti accolgano gli emendamenti e le richieste di stralcio che il tavolo tecnico Cnf-Ocf si appresta a formulare, nelle certezza che la parte finale della legislatura non possa essere segnata dall’adozione di norme non equilibrate e lesive di alcuni principi fondamentali del diritto”.