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La Spagna dopo l’incertezza seguita all’ennesima elezione anticipata del 10 novembre sembra aver trovato la strada per un accordo di governo. Strada che passa dalla Catalogna. E infatti arrivano subito buone notizie per i leader catalani incriminati per la tentata secessione. Mentre il segretario socialista Pedro Sanchez e il leader di Podemos Pablo Iglesias hanno sottoscritto 50 pagine di accordo politico di governo da sottoporre al Parlamento, il Belgio ha sospeso l’estradizione dell'ex presidente catalano Carles Puigdemont e l’Avvocatura dello Stato spagnola ha chiesto alla Corte Suprema del Paese di autorizzare l'indipendentista catalano Oriol Junqueras, condannato a 13 anni di reclusione per sedizione, ad uscire temporaneamente dal carcere per svolgere le sue funzioni di eurodeputato.
Nell’autunno del 2017 i leader catalani avevano spinto sull’acceleratore della dichiarazione di indipendenza della Catalogna dalla Spagna, ma Madrid aveva risposto con la linea dura e il tentativo era naufragato, per quanto la tensione sia da allora rimasta altissima. Puigdemont insieme al suo ex ministro Toni Comin era subito dopo fuggito in Belgio, e a fasi alterne Madrid e Bruxelles avevano affrontato il tema dell’estradizione.
Nel frattempo entrambi erano stati eletti eurodeputati nelle ultime elezioni europee, e ora il Belgio ha riconosciuto questo status e l’immunità che ne deriva. Stessa cosa è accaduta per Junqueras, in carcere in Spagna dopo la sentenza contro gli indipendentisti, ma anche lui eurodeputato tanto che nel suo caso era intervenuto pochi giorni fa anche l’Europarlamento per chiedere la sua tutela.
Ora l’Avvocatura spagnola ha deciso di riconoscere la sua condizione e di chiedere il rilascio del catalano, sebbene contemporaneamente solleciti gli organi giudiziari spagnoli a intervenire presso il Parlamento europeo per chiedere “il più rapidamente possibile” la sospensione della immunità parlamentare di Junqueras.
Il punto però è che Junqueras è anche il leader della formazione catalana indipendentista di sinistra Esquerra Republicana de Catalunya ( Erc), ed è esattamente di quei 13 parlamentari ( insieme a quelli baschi del Pnv) che ha bisogno il premier Sanchez per far nascere il suo governo. Alla coalizione Psoe- Podemos infatti mancano ancora alcuni voti per poter raggiungere la maggioranza in Parlamento per un voto di fiducia, cosa che potrebbe conseguire con l’astensione dei partiti regionali di sinistra.
Nelle lunghe settimane di negoziati, il leader socialista ed i vertici di Erc si sono accordati per la costituzione di un tavolo di negoziazione tra il governo centrale e le autorità locali di Barcellona con l'obiettivo di trovare una ' soluzione democratica al conflitto' in Catalogna. E l’Erc aveva chiesto un gesto di buona volontà nei confronti di Junqueras e degli altri leader indipendentisti. Ora quei segnali ci sono stati, anche se la questione catalana sembra destinata a rimanere una mina vagante nella vita politica spagnola già a partire dai prossimi mesi.