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Si chiude due anni dopo la prima udienza il dibattimento del processo a Silvana Saguto, l’ex Presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo accusata di corruzione assieme ad altre 14 persone. La requisitoria dei pm Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti proseguirà fino al 28 gennaio, quando saranno presentate richieste che saranno «molto pesanti», come ha affermato Bonaccorso, «adeguate alla gravità dei reati contestati».
L’ufficio della sezione di Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, ha detto il pm, «è stato trasformato in un ufficio di collocamento», con un comportamento «predatorio» da parte degli amministratori giudiziari, recando «un danno irreparabile e incalcolabile all’immagine dell’amministrazione della giustizia».
Nel corso delle dichiarazioni spontanee, Saguto ha mostrato ancora una volta l’agenda che contiene, a suo dire, i nomi degli amministratori giudiziari che sarebbero stati segnalati da colleghi magistrati della ex giudice. «Questo processo è stato definito, con una espressione infelice, il processo all’antimafia - ha poi sottolineato il pm -. Niente di più sbagliato. Questo è un processo a carico di pubblici ufficiali, magistrati, amministratori giudiziari, avvocati, che hanno strumentalizzato il loro ruolo importante».
Citando l’intercettazione di un «magistrato calabrese che dice “se rinasco voglio fare il mafioso”», il magistrato ha puntato il dito contro i colleghi: «dobbiamo dire grazie a questi magistrati se oggi la magistratura italiana non ha più la credibilità che aveva venti anni fa. Non si può consentire di mortificare la funzione di magistrato con attività predatorie», ha aggiunto il pm, «non credano alcuni indiziati di mafia che hanno avuto i beni confiscati di rifarsi una verginità con questo processo, non ci sarà alcuna riabilitazione per loro». E così Bonaccorso ha annunciato la trasmissione degli atti alla procura per una serie di magistrati, avvocati, amministratori giudiziari, coadiutori e alcuni di coloro «che hanno fatto da testimoni in questo processo», ipotizzando per per loro «la falsa testimonianza»