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"Se l'ostacolo sono io, sono pronto a farmi da parte per favorire la leadership di Paolo Gentiloni, che ha più esperienza di me". E' il passaggio centrale della lettera che il fondatore di "SiamoEuropei", Carlo Calenda, ha inviato al Corriere della Sera." E una replica, seppur indiretta, arriva da Nicola Zingaretti che invece sceglie il Manifesto per spiegare che "Considerare il Pd "un ferro vecchio" sarebbe "letale", perche' è l'unico argine all'offensiva della destra, ma il partito deve superare "l'isolamento borioso" di chi pensa di aver sempre ragione, deve aprirsi a tutto il campo progressista e riformista e già con liste aperte in vista delle prossime elezioni europee, un appuntamento storico per rifondare una Ue non più incentrata sulle politiche dell'austerità ma nel risveglio di un "patriottismo europeo". Calenda invece affronta le critiche al suo nuovo movimento: "A tre settimane dal lancio del manifesto SiamoEuropei è doveroso fare un punto della situazione. L’obiettivo era offrire una base programmatica per la presentazione di una lista unica delle forze europeiste, politiche e civiche, alle prossime elezioni europee. Non un’alleanza contro, ma un fronte per un’Europa nuova più forte e coesa. Un’Europa che non è quella franco-tedesca di Aquisgrana o quella opportunista e illiberale dei governi di Visegrad", scrive Calenda. Che poi affronta il punto più delicato della sua "discesa in campo": "I cittadini e gli amministratori locali hanno risposto con entusiasmo mentre i partiti si sono mostrati piuttosto freddi", spiega l'ex ministro. !In particolare +Europa, Italia in Comune e una parte del Pd hanno approvato i contenuti del manifesto, ma non sembrano condividere l’orizzonte politico che prospetta". "Le obiezioni pubbliche riguardano il mantenimento dell’identità e il sistema elettorale proporzionale, quelle che emergono nelle conversazioni private hanno a anche a che fare con il rischio di «scalate ostili» al Pd. Voglio essere chiaro: è del tutto evidente che spetta a chi sarà eletto segretario decidere la linea del Partito democratico. Ma è doveroso chiarire, prima del 3 marzo, se questa linea coinciderà con quella indicata dal manifesto. Una risposta pubblica è dovuta alle migliaia di firmatari del manifesto, molti dei quali peraltro militanti e amministratori del Pd. E se l’ostacolo alla costruzione della lista unitaria è la mia presenza nelle liste come front runner e i connessi fantascientifici rischi di «scalata ostile» al partito, mi dichiaro da subito disponibile a cedere il passo a Paolo Gentiloni che, come ho spesso detto pubblicamente, ha più esperienza, seguito e popolarità di me. Non avrei alcun problema a fare da gregario a Paolo in una sfida comune ai sovranisti".