PHOTO
zaky
Si è conclusa con un nulla di fatto la nuova udienza sul rinnovo della carcerazione dello studente egiziano, Patrick Zaky, che si è tenuta oggi presso il tribunale penale del Cairo. Il ricercatore egiziano 27enne, che studiava a Bologna, in Italia, è detenuto in Egitto dal 7 febbraio in difficili condizioni e con accuse pesantissime tra cui terrorismo e istigazione alla violenza. All’udienza, oltre agli attivisti delle ong che si sono mobilitate in sua difesa, sono presenti l’avvocato di Zaky e il procuratore dell’Ue, insieme a rappresentanti delle ambasciate italiana, tedesca, olandese e canadese. «Come già successo in precedenza si saprà domani cosa ha deciso oggi il giudice della terza sezione del tribunale anti terrorismo de Cairo su Patrick Zaki». Lo ha detto all’Adnkronos Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia Sarà «un’altra notte di attesa e di angoscia per Patrick, per i suoi familiari, per gli amici, le tantissime persone che in Italia da dieci mesi si battono per la sua scarcerazione. Vedremo domani l’esito di questa udienza, non c’è molto da immaginare, da prevedere, speriamo che domani questa detenzione, che ha superato ormai 300 giorni, termini. E che Patrick possa essere rilasciato», conclude Noury. Intanto è stato confermato il congelamento dei beni dei tre attivisti dell’Eipr liberati giovedì scorso. Una fonte di Eipr ha detto che il giudice ha deciso «senza ascoltare neanche una parola della difesa». «Abbiamo chiesto di parlare e ci è stato negato. non è stata presentata nessuna prova e neanche una prova dell’ordine di congelamento dei beni. Abbiamo chiesto di leggerlo e non c’è stato consentito». Si tratta di Gasser, Karim and Basheer, scarcerati dalla prigione di Tora e rientrati a casa. Per il rilascio degli attivisti dell’ong «Egyptian Initiative for Personal Rights» - con cui collaborava Zaky - si era mobilitata nei giorni scorsi anche l’attrice americana Scarlett Johansson: la star aveva lanciato un appello, in un video, per chiederne la «scarcerazione immediata». I tre attivisti erano stati arrestati a metà novembre, nel giro di una settimana, con l’accusa di terrorismo dopo aver incontrato nella loro sede gli ambasciatori in Egitto di 13 Paesi, tra i quali l’Italia.