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«Non c’è alternativa a Renzi al momento. Le opposizioni non sono riuscite a creare alcuna soluzione credibile, per questo mi auguro che l’azione renziana prosegua». Massimo Cacciari non è mai stato un renziano, eppure spera senza trasporto nelle capacità politiche del nuovo segretario Pd «altrimenti il Paese potrebbe finire tra le braccia dei vari Salvini e Meloni». Che però, sottolinea, non sono la stessa cosa del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo, per Cacciari, rimane ancora una grande incognita: «Un giorno è anti europeista e l’altro no, un giorno vuole uscire dalla moneta unica e l’altro cambia idea, un giorno dice delle cose sugli immigrati e l’altro esprime opinioni diverse. L’affidabilità del Movimento 5 Stelle, per il momento, è pari a zero».
Professore, partiamo dalle primarie. Lei ha votato?
No, non sono andato. Le primarie fatte così si riducono a un po’ di comizietti senza alcuna preparazione seria, non ci sono documenti degni di questo nome su cui sia possibile aprire un ragionamento. Si presentano solo squadre e personaggi. Non mi convincono per nulla. In più, nessuno dei tre contendenti mi sembrava adeguato.
Che partito sarà il nuovo Pd?
Sarà il partito di Renzi. La trasformazione dell’idea originaria del Pd si è compiuta. Sarà saldamente in mano al segretario che con la storia delle anime che hanno dato vita al partito non c’entra niente. Un partito nuovo. Qualcosa di analogo a ciò che è successo in Francia con Macron: sostanzialmente si tratta di movimenti personali, tutti concentrati sul leader.
Per lei il Pd non fa più parte della famiglia socialista?
Ma questo è il segreto di pulcinella. È dall’inizio che il Pd non c’entra nulla con quella tradizione. È un ibrido: né in continuità con la socialdemocrazia, né col popolarismo. Non è mai riuscito a trasformare la sua eredità in modo produttivo, è nato come assemblaggio di vecchi leader ed è naufragato come si meritava.
Dopo la vittoria, Renzi ha utilizzato la parola «umiltà». Sarà un segretario diverso rispetto al precedente, quello che voleva rottamare la “ditta”?
Sarà costretto a utilizzare un metodo diverso, altrimenti ci sarà un’emorragia continua da quel partito, come negli ultimi due o tre anni. Renzi dovrà fare i conti con alcune componenti interne e mediare. In ogni caso, per ora, il partito è saldamente nelle sue mani, perché i voti ha dimostrato di averli lui e basta. Ma certamente accontenterà, per quanto riguarda i posti in lista, le correnti.
A gazebo ancora “caldi”, è già scoppiata la polemica sui risultati reali tra renziani e orlandiani. Normali scaramucce post elettorali?
Tutte puttanate. Renzi ha stravinto come era previsto, punto e basta. È chiaro che per Orlando, Emiliano e ancor di più per Franceschini, che è il vero pericolo per Renzi, si porrà la questione di ottenere il massimo dal capo.
Ci saranno altre fuoriuscite dal Pd?
Se in tanti verranno fatti fuori dalle compilazione delle liste è possibile.
Ora però si pone il problema delle elezioni, quelle vere. E con ciò che resta dell’Italicum legge elettorale è probabile che non vinca nessuno...
Con l’attuale legge elettorale sarà possibile solo un governo di coalizione. Renzi vuole un sistema che premi in maniera consistente la lista maggioritaria, sfidando su questo terreno il Movimento 5 Stelle che la pensa allo stesso modo. Ma il segretario è disposto a votare anche con una legge sostanzialmente proporzionale, alleandosi dopo con Berlusconi se necessario. Credo che alla fine proveranno a modificare leggermente la legge per renderla omogenea nei due rami del Parlamento, ma il premio alla coalizione lo vuole solo Forza Italia per obbligare la Lega a rimanere alleata.
Renzi, a differenza dello sconfitto Orlando, esclude alleanze a sinistra con chi è uscito dal Pd. È un errore di valutazione o una chiusura scontata?
Come si fa a dialogare il giorno dopo della scissione? Il dialogo riprenderà se ci sarà il problema di formare il governo. Se i voti della sinistra sinistra saranno necessari, il segretario del Pd non avrà alcuna difficoltà a riaprire il dialogo. Il problema, però, è capire cosa cosa vuole fare Renzi da grande. Perché se si ostina con l’idea “premier o morte” gli scenari si complicano.
Pensa che Renzi possa rinunciare alla premiership in caso di vittoria?
Difficile, lui ha quel carattere lì, ma prima di perdere tutto ci penserà due volte. Di certo, giocherà d’azzardo fino all’ultimo, cercherà di fare il premier con qualunque coalizione, ma è difficile che provi un colossale bluff rischiando di rimanere con niente in mano.
Pochi giorni fa, Marco Travaglio ha spiazzato tutti proponendo un’alleanza di governo Pd- 5Stelle. È solo un’ipotesi originale o una possibilità concreta?
È possibile, lo dico anch’io da mesi, però solo ad alcune condizioni: Renzi dovrebbe rinunciare al premierato, il Movimento 5 Stelle dovrebbe battere il Pd alle elezioni e dovrebbe mettersi in moto un processo di avvicinamento tra i due partiti da qui alle Politiche, altrimenti apparirebbe come un tradimento clamoroso dell’elettorato.
Pd e M5S, in una campagna elettorale perenne, continuano a scambiarsi attacchi violentissimi. Sembra complicato immaginarli alleati...
È molto complicato, però non si può escludere. Primum vivere deinde philosophari, questa volta i grillini non possono permettersi il lusso magari di vincere e di rinunciare a governare. Difficilmente verrebbero perdonati.
Come potrebbe il Pd sostenere il suo più acerrimo avversario, e viceversa, proprio mentre i due partiti si allontanano su temi fondamentali come l’immigrazione?
Ormai i partiti sono privi di ogni ubi consistam, di ogni fondamento strategico, ideologico e sociale. È l’epoca del trasformismo scatenato, quindi tutto è possibile. Per un governo Pd- M5S è necessario che si verifichino le due variabili di cui parlavo prima: che Grillo vinca le elezioni e che Renzi rinunci a Palazzo Chigi. Il resto è solo questione di abilità politica che consenta ai due partiti di avvicinarsi sotto qualche forma. O su qualche tema, che potrebbe essere la politica del lavoro.
Anche su questo tema Pd e 5 Stelle sembrano distanti anni luce. Grillo propone il reddito di cittadinanza, Renzi risponde col lavoro di cittadinanza...
Sì, è vero, ma per entrambi si pone la questione decisiva di fornire una risposta seria al problema dell’occupazione e del reddito. Questo sarà un tema determinante anche dal punto di vista dell’appeal elettorale. Certo, c’è il tema dell’immigrazione e quello della sicurezza, ma ciò che deciderà l’esito del voto saranno le questioni sociali, economiche, occupazionali.
Quanto peserà il voto francese sulle elezioni italiane?
Tanto. Come peserà tanto anche il voto tedesco, se arriverà prima di quello italiano. Credo che alla fine condizionerà il nostro dibattito in senso conservativo, favorirà Renzi e le forze di governo.