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La Camera dei Comuni britannica, come era prevedibile, ha approvato ieri sera il rinvio delle procedure della Brexit, inizialmente prevista per il prossimo 29 marzo.
Il governo di Londra dovrà ora richiedere l’autorizzazione dell’Ue per ottenere la proroga. In base alla mozione approvata, l’articolo 50 sarà esteso fino al 30 giugno se i deputati approveranno l’accordo del primo ministro Theresa May entro il 20 marzo. In caso contrario, il governo chiederà un’ulteriore estensione.
Anche in questo caso sarà necessaria l’approvazione dell’Unione europea. La stessa May ha già avvertito che il rinvio potrebbe essere più lungo di tre mesi; questo scenario costringerebbe la Gran Bretagna a partecipare alle elezioni europee, uno scenario surreale e impensabile solo fino a qualche mese fa.
Nel pomeriggio i deputati britannici avevano invece bocciato in modo sonoro l’idea di tenere un secondo referendum sulla Brexit. I parlamentari hanno respinto, con 334 voti contrari e 85 favorevoli, l’emendamento presentato dalla ex Tory poi confluita nel Gruppo Indipendente, Sarah Wollaston, che proponeva di estendere l’articolo 50 del trattato di Lisbona (rinviando, così, la data di uscita del Regno Unito dalla Ue, fissata al 29 marzo) per concedere tempo all’organizzazione di un secondo referendum.
L’emendamento prevedeva che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea avrebbe dovuto essere posticipata «per il tempo necessario a legiferare ed effettuare un voto pubblico su un’uscita alle condizioni determinate dal Parlamento o sulla permanenza nell’Ue».
Il partito laburista non ha appoggiato l’emendamento e i suoi deputati si sono astenuti rimanendo in aula durante la votazione.