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Boris Johnson procede come un treno in corso sulla strada della brexit senza il “no deal”, cioè senza un accordo con l’Unione Europea. E lo fa con un atto che sta già provocando violente polemiche nel Regno Unito. Johnson infatti ha chiesto alla regina di sospendere, praticamente chiudere, il parlamento fino al 14 ottobre, giorno in cui si dovrebbe tenere il tradizionale Queen's Speech, il discorso della sovrana di inizio anno politico. La stragrande maggioranza dei commentatori non hanno nascosto come quello del primo ministro sia un tentativo di impedire un dibattito e l’approvazione di leggi per fermare proprio l’uscita incondizionata dalla Ue. Il termine ultimo per la brexit è infatti fissato per il 31 ottobre, in questa maniera il tempo per modificare la situazione sarebbe pochissimo. Per il portavoce della Camera dei Comuni John Bercow si tratta di un «oltraggio costituzionale». Una voce significativa, quella di Bercow, in quanto raramente commenta le decisioni politiche, ma che questa volta non ha usato mezzi termini: «Comunque sia mascherato, è palesemente ovvio che lo scopo ora sarebbe quello di fermare i parlamentari nella discussione sulla Brexit plasmando il corso del Paese». Il leader laburista Jeremy Corbyn ha annunciato di aver scritto alla Regina per chiedere un incontro «per urgenza e prima che venga presa qualsiasi decisione finale». Corbyn ha poi aggiunto che «sospendere il Parlamento non è accettabile. Ciò che il Primo Ministro sta facendo manipola la nostra democrazia per forzare un accordo», aggiungendo ancora «il nostro primo ministro deve tener conto del Parlamento. Ciò che sta facendo è scappare. Faremo assolutamente tutto il possibile per fermarlo.»