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Un altro schiaffo da parte dei deputati a Boris Johnson: il Parlamento britannico non voterà infatti l’accordo sulla Brexit raggiunto in extremis dal premier con l’Unione europea. Lo ha annunciato uno dei grandi avversari dJohnson, lo speaker John Bercow, spiegando che le due mozioni presentate dal governo sarebbero «sostanzialmente» uguali.
«La mia decisione è che la mozione non verrà discussa oggi perchè sarebbe ripetitivo e caotico farlo», ha precisato Bercow, sostenendo che è «chiaro» che le due mozioni sulla votazione dell’accordo di Johnson con l’Ue sono «in sostanza» le stesse. E se anche il governo sostenesse che c’è stato un cambiamento nelle circostanze, dal momento che il premier ha chiesto all’Ue un rinvio, questo - ha aggiunto lo speaker - non è «convincente», dal momento che questo passaggio fa parte del processo previsto dalla legge. Sabato scorso il governo aveva presentato l’accordo in Parlamento chiedendo ai deputati di votarlo ma era stato superato dall’approvazione dell’emendamento del ribelle ex Tory Oliver Letwin.
Quest’ultima mozione lega la votazione della ratifica dell’accordo di recesso solo dopo l’approvazione del pacchetto di leggi ( Withdrawal Agreement Bill) relativo all’attuazione dell’accordo stesso. Una decisione che aveva spinto il governo a ritirare il voto con l’intenzione - negata - di ripresentarlo oggi.
«Siamo delusi dal fatto che lo speaker vi abbia negato la possibilità di realizzare la volontà del popolo. I cittadini vogliono che la Brexit si faccia. Ora tocca al Parlamento britannico pronunciarsi, non spetta più all’Unione europea, quindi è necessario un voto sul nocciolo della questione, non solo strategie per guadagnare tempo», ha commentato a caldo il portavoce del premier Boris Johnson che sarebbe letteralmente furioso con l’odiato John Berkow.
Come se non bastasse le altre nazioni che compongono il Regno Unito stanno facendo di tutto per fermare o comunque per modificare il processo di separazione dall’Unione europea; i primi ministri di Galles e Scozia, Mark Drakeford e Nicola Sturgeon, hanno infatti scritto al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, chiedendogli di sostenere un’estensione della Brexit che permetta ai parlamentari di analizzare l’accordo di recesso e anche di avere tempo per tenere un secondo referendum, prospettiva che riaprirebbe del tutto la partita anche se al momento appare poco probabile.
Lo riporta in un tweet il giornalista della Bbc, Nick Eardley, pubblicando il documento dei governi di Cardif ed Edimburgo. Drakeford e Sturgeon hanno scritto anche allo stesso primo ministro, Boris Johnson, chiedendo che il governo britannico si assicuri una congrua proroga della Brexit da parte del Consiglio europeo, che rispetti la devolution e «permetta alle assemblee legislative di adempiere alle loro funzioni democratiche e costituzionali» .