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A sinistra il Generale Pasquale Angelosanto, comandante dei carabinieri del Ros
«Chi pensa a trattative segrete o addirittura a una consegna concordata umilia gli investigatori e i magistrati che per anni hanno lavorato giorno e notte per catturare Matteo Messina Denaro». Così il generale dei carabinieri Pasquale Angelosanto, il comandante del Ros che lunedì con i suoi uomini ha arrestato il boss della mafia ricercato da trent’anni, in una intervista al “Corriere della Sera”.
Angelosanto afferma: «Sono pronto a ripetere ovunque, anche in un’aula di giustizia, quello che sto dicendo. Lo devo ai miei uomini e tutti lo dobbiamo alle vittime delle cosche». Il generale osserva che «soltanto chi non conosce davvero la mafia può pensare a una trattativa segreta. Messina Denaro in tutti questi anni ha vissuto lontano dalla sua cerchia stretta di familiari e conoscenti. Noi e la polizia abbiamo arrestato centinaia di fiancheggiatori ma abbiamo sempre avuto la certezza che utiliz»zassero un’attenzione maniacale negli spostamenti e negli incontri. Inoltre i nostri pedinamenti dovevano essere inevitabilmente larghi proprio per non far scattare l’allarme. E poi c’è un altro elemento che non deve essere ignorato».
Il Generale Angelosanto aggiunge poi di aver «sempre raccomandato di non lasciare nulla di intentato, ma anche di non rischiare. Davvero si può pensare che avremmo concordato la cattura in una clinica dove c’erano decine di malati con il rischio che potesse esserci un conflitto a fuoco o comunque che qualcuno potesse essere messo in pericolo?". Ora, secondo Angelosanto, «è finita la ricerca. La vera indagine comincia adesso e la sua abitazione-covo già individuata è soltanto l’inizio del nuovo lavoro che stiamo già facendo».