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La Svizzera non è mai stata tenera con gli immigrati, ne sanno qualcosa gli italiani che tra gli anni ’50 e ’60 cercavano fortuna oltralpe. Molto spesso costretti a nascondere i propri figli, a causa delle leggi elvetiche che tolleravano mano d’opera a basso costo ma non certo i ricongiungimenti familiari. Ma la Svizzera, sinonimo di neutralità, è sempre stata terra dove poter trovare riparo da persecuzioni e guerre. E’ sempre stato così e non fanno eccezione i 9400 profughi eritrei che dal 2015 sono stati ammessi provvisoriamente all’interno dei confini della Confederazione. Ora però qualcosa potrebbe cambiare in peggio. La condizione di provvisorietà infatti potrebbe tramutarsi in “definitiva”, con l’espulsione di almeno 3200 persone provenienti dal corno d’Africa. La notizia è arrivata dalla nota trasmissione televisiva Rundschau. Secondo il programma, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) sta esaminando i dossier dei cittadini eritrei che rischiano l’espulsione del paese. La decisione potrebbe arrivare sulla scorta di una sentenza del Tribunale amministrativo federale (TAF) di fine agosto 2017. Per il TAF i profughi respinti dalla Svizzera, una volta obbligati a tornare nel proprio Paese, non sarebbero soggetti al rischio di subire trattamenti disumani, in particolar modo coloro che hanno assolto gli obblighi militari. Ma il punto è proprio questo, gli eritrei sono fuggiti perché il Paese è, da almeno vent’anni , sotto una pesante dittatura militare. Dal 1993, dopo la lotta per l’indipendenza e la proclamazione della Repubblica, l’Eritrea è governata da Isaias Afewerki. Un regime autoritario che ha chiuso a ogni influenza esterna, comprese Ong e aiuti umanitari.Non a caso si parla di “prigione eritrea” dalla quale tentano di fuggire soprattutto i giovani. Si stima che il flusso migratorio diretto verso l’Europa, abbia coinvolto circa il 10 per cento della popolazione, Si fugge da fame e miseria (l'80 per cento della popolazione vive di un'agricoltura di sussistenza, continuamente minacciata da ricorrenti crisi di siccità) ma anche da un servizio militare obbligatorio, teoricamente di 18 mesi, ma prolungabile secondo le decisioni del governo.L’intenzione delle autorità elvetiche però non sarebbe così facile da attuare, al di là delle difficoltà logistiche esistono impedimenti di carattere legale. L’Eritrea accetta riammissione solo di carattere volontario, inoltre la Svizzera non ha mai firmato nessuna intessa sui rimpatri con il paese africano.I tempi dunque potrebbero allungarsi di molto, Una circostanza che però probabilmente peggiorerebbe la situazione. Per paura molti eritrei potrebbero sparire tra le nebbie della clandestinità oppure scappare in altri paesi europei con la riproposizione degli stessi conflitti vissuti in Svizzera.