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Di Battista si schiera col deputato espulso e spacca i 5Stelle Ma le crepe nel Movimento fanno tremare anche il governo
«Gianluigi è infinitamente più grillino di tanti che si professano tali. Non c'è mai stata una volta che non fossi d'accordo con lui. Vi esorto a leggere quel che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell'ultima campagna elettorale che ho fatto». Parole e musica di Alessandro Di Battista, non uno qualsiasi dunque, ma l’anima più ortodossa e movimentista dei 5Stelle.
«Gianluigi è infinitamente più grillino di tanti che si professano tali. Non c'è mai stata una volta che non fossi d'accordo con lui. Vi esorto a leggere quel che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell'ultima campagna elettorale che ho fatto». Parole e musica di Alessandro Di Battista, non uno qualsiasi dunque, ma l’anima più ortodossa e movimentista dei 5Stelle, l’uomo che ha deciso di saltare il turno e restare fuori dal Palazzo, si schiera con Pierluigi Paragone, fresco di espulsione del Movimento fondato da Grillo. Un’espulsione arrivata dopo lo stillicidio quotidiano anti- Conte messo in scena da Paragone negli ultimi mesi, esattamente da quando il Movimento ha deciso di rifiutare il ritorno di fiamma di Salvini - pentito di aver fatto cadere il governo gialloverde e deciso a ritentare l’avventura - per convolare a nozze col Pd.
Un’operazione mai digerita da Paragone che, da quel momento, è diventato il critico più duro del Conte due.
E siamo a ieri l’altro quando il collegio dei Probiviri, composto da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone, ha disposto la sua l'espulsione dal MoVimento: «Sono stato espulso dal nulla - ha commentato immediatamente e polemicamente Paragone - quando perdi 2 elettori su 3 ti espelle il nulla. Sono uno dei tanti elettori espulsi dal Movimento di Palazzo».
Un crescendo di polemiche e recrimiazioni che hanno portato lo stesso Paragone a minacciare l’intervento della magistratura: «Cari falsi probiviri, cari uomini del Nulla, voi avete paura di me perché io ho quel coraggio che voi non avete più. Contro la meschinità del vostro arbitrio mi appellerò».
Poi il ringraziamento al caro amico Alessandro ( Di Batista): «Lo ringrazio per le belle parole che usato per me in mia difesa. Ale rappresenta quell'idea di azione e di intransigenza che mi hanno portato a conoscere il Movimento: stop allo strapotere finanziario, stop con l'Europa di Bruxelles, stop con il sistema delle porte girevoli, lotta a difesa dei veri deboli, stop alle liberalizzazioni che accomunano Lega e Pd. Io quel programma lo difendo perché con quel programma sono stato eletto. Ale lo sa».
Insomma, il caso Paragone rischia di allargarsi e di fomentare l’ala antidem del movimento rappresentata da quei parlamentari che hanno sempre contestato la scelta di andare al governo col “partito di Bibbiano”.
Per la senatrice Barbara Lezzi «Paragone è e resta un mio collega. Non è una buona idea espellere gli anticorpi, caro Movimento 5 Stelle». Decisamente diverso il tenore del commento di Nicola Morra, senatore grillino e presidente della Commissione parlamentare antimafia. «Gianluigi - scrive Morra - certamente stiamo operando scelte non sempre lucide, non sempre felici. Certamente non siamo quelli del 4 marzo 2018, esattamente come non siamo più quelli del 4 ottobre 2009 o del 25 febbraio 2013. Ma se ci definisci il “nulla”, come si legge, perché rimanevi nel “nulla” prima di essere espulso?».
Decisamente più dialogante il senatore Gianluca Ferrara: «Temo che oggi Gianluigi sia rimasto prigioniero di quel ruolo di denuncia e di informazione che gli va riconosciuto, e non abbia bene inteso che il Parlamento italiano non è uno studio televisivo. È qualcosa di molto più complesso»