Ma, proponendo all’Europa 800 miliardi di nuove spese militari, Ursula von der Leyen non avrà scambiato il mezzo per il fine?

Certo, con il vento che tira sull’Atlantico, e che gonfia le vele a Putin, gli europei non possono più fare affidamento, in materia di sicurezza, sulle garanzie americane. E dunque, la deterrenza è indispensabile. Certo, quei formidabili investimenti potrebbero essere un formidabile volano per la ripresa economica, e aprire la porta dell’extradeficit, sin qui tenuta chiusa a doppia mandata dai Paesi “rigoristi”.

Ma se anche solo una modesta parte di quel malloppo venisse prelevata dai fondi di coesione, come pare probabile, l’Unione Europea di Ursula von der Leyen avrà tradito se stessa due volte, riarmando Riarm Europe e non Protect Europe è lo slogan che ha lanciato la Commissione - una comunità nata sulle ceneri di due Guerre Mondiali con il preciso scopo di impedire che si ripetessero, e sottraendo risorse essenziali al suo scopo costitutivo che, Trattato di Nizza articolo 2, è lo sviluppo e il benessere e dei suoi cittadini.

Vedremo dal vertice straordinario di oggi se la realtà si sarà hegelianamente incaricata di mettere ordine, visto che vige ancora il criterio delle decisioni all’unanimità e dato che alcuni dei 27 si metteranno di traverso, ma il progetto di incrementare la deterrenza è una condizione necessitata dalla brutalità con la quale la presidenza Trump ha ribaltato il vecchio ordine mondiale, nato sulle ceneri della Seconda Guerra Mondiale: Trump attacca quotidianamente l’Europa - e si vedrà di quale portata sarà la guerra commerciale contro Bruxelles - proprio perché la Ue di quel vecchio ordine mondiale è la personificazione.

In più, centrale in tutta l’operazione è il costituendo governo di Berlino, con il futuro Cancelliere Merz che ha annunciato mille miliardi di investimenti, quasi la metà in spese militari, in deroga al vecchio Patto di Stabilità. Una novità, questa, rilevantissima e positiva per un’eurozona mal sopravvissuta alle varie crisi finanziarie degli anni Dieci del millennio a furia di misure pro- cicliche ispirate e imposte proprio in nome di teutonici rigorismi.

Ma il punto è che, si trattasse pure di trilioni di trilioni, non basta la spesa militare a garantire sicurezza, e nemmeno a fare deterrenza. Serve la volontà politica. Ovvero, la proposta von der Leyen avrebbe avuto un senso eccome, se ce lo avrebbe avuto - se fosse stata un tassello, il gradino di una scala lungo la quale, condividendo un forte aumento di spesa in armamenti, si prendono decisioni comuni, aprendo la strada alla costruzione di una Difesa europea.

E di lì poi, scrutando l’orizzonte lungo, a una politica estera e a una politica economica comune. Utopia, la solita utopia europea, si dirà. Eppure l’Europa è nata, e cresciuta, proprio così. L’inaspettata e immediata reazione di Francia e Gran Bretagna, il vertice di Parigi e quello di Londra convocati all’indomani del raccapricciante assalto al quale Trump e Vance hanno sottoposto Zelensky alla Casa Bianca, non erano prevedibili, specie considerando che il Regno Unito non è più nell’Ue, e considerando la storica “special relationship” che ha sempre legato Londra e Washington.

Non era prevedibile il cambio di rotta di Berlino, essendo tra l’altro Merz cresciuto nell’ombra del falco dei rigoristi tedeschi, quello Schauble che tentò tra l’altro in ogni modo di impedire l’ingresso dell’Italia nell’euro. Non era affatto detto che l’Europa avrebbe avuto uno scatto di dignità, che avrebbe prontamente reagito: sembrava caduto nel nulla anche l’ultimo grido di Mario Draghi, un paio di settimane fa, «fate qualcosa».

Adesso, perchè si proceda, perché si stabilisca qual è il fine e quali sono i mezzi, serve leadership. Quel che Macron e Starmer hanno mostrato di avere, e quel che purtroppo manca a von der Leyen che, con buona pace delle sue astuzie da doppiofornista, troppo spesso assomiglia a un portavoce più che a una presidente di Commissione.

Leadership, e volontà di andare avanti, anche non necessariamente a 27. Anche perché, senza un progetto chiaro, senza visione politica, difficilmente le opinioni pubbliche europee accetteranno i sacrifici che richiederanno quelle formidabili spese in armamenti. E questo vale anche, e soprattutto, per l’Italia, che sarebbe colpita non poco dal taglio ai fondi coesione, e per il suo governo che al momento galleggia tra Washington e Bruxelles.