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Non solo la “squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini”, annunciata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. A voler mettere mano sul sistema degli affidi, dopo il caso Bibbiano, è anche il neo nominato ministro per la Disabilità e la famiglia, Alessandra Locatelli, che ha organizzato una serie di audizioni con gli ordini professionali interessati e le forze dell’ordine. Lo scopo è quello di rivedere l’intera degli affidi, per produrre un dossier da consegnare a Bonafede in vista di una proposta di riforma. L’ultimo incontro è stato quello di ieri tra il ministro e il presidente del Cnf Andrea Mascherin, convocato a Largo Chigi per illustrare le proposte dell’avvocatura per interventi a tutela dei minori. E il Consiglio nazionale forense farà dunque parte di entrambe le “task force”: a via Arenula con un proprio rappresentante, mentre al ministero guidato da Locatelli verranno forniti documenti e proposte.
Minore come portatore di diritti La “squadra speciale” annunciata da Bonafede prevede un «monitoraggio costante e serratissimo di tutto il percorso dei bambini affidati» da parte del sistema Giustizia, e dunque, anche da parte dell’avvocatura, con un occhio di riguardo al minore come portatore di diritti. L’indagine del ministro Locatelli, invece, prelude ad un’azione più profonda, che mira a cambiare il volto dell’intero sistema. L’azione parte «indipendentemente dal caso Bibbiano», assicura il ministro, che, dunque, fa un passo indietro rispetto alle strumentalizzazione politiche. E parte da colloqui istituzionali finalizzati a raccogliere informazioni utili a «migliorare le pratiche e le norme, mentre in alcuni casi sono le strutture a dimostrarsi poco efficienti o le misure irrealizzabili o distraibili».
Cnf in campo Le proposte di Mascherin sono diverse: in primo luogo una «maggiore attenzione alla formazione dei soggetti coinvolti, ad opera di persone che si muovono nel campo del diritto, sia dal punto di vista delle norme, sia delle modalità di approccio». L’idea è quella di una rete di formazione complessiva e sinergica, partendo dal minore «come soggetto di diritto» e, pertanto, facendo in modo che «tutto ciò che ruota attorno a lui sia di grandissima competenza». Un modo per spezzare l’incomunicabilità tra i vari settori, attraverso una cabina istituita presso il Dipartimento per le politiche della Famiglia, mettendo a disposizione le competenze, giuridiche e sociali, di tutte le figure coinvolte: avvocati, giudici, forze di polizia, assistenti sociali e sociologi.
La seconda idea riguarda, invece, lo sviluppo delle figure del curatore e dell’avvocato del minore, anche grazie al supporto locale dei 140 Consigli dell’ordine degli avvocati. Il primo cura i diritti dei minori come soggetto autonomo e indipendente anche dai genitori; il secondo rappresenta invece una figura già prevista normativamente, ma non attuata, un avvocato a tutto tondo che rappresenta il prevalente interesse del minore e che, pertanto, non aderisce acritacamente alle posizioni degli altri soggetti in campo, giudice compreso. L’ultima proposta riguarda, infine, una revisione del processo di affido, con una semplificazione delle procedure. «Una delle problematiche - ha evidenziato Mascherin - è la mancanza di contraddittorio, inoltre va rivisitata la procedimentalizzazione delle fasi giudiziali. La magistratura non vuole sacrificare il tribunale distrettuale dei minori, l’avvocatura, invece, è più propensa ad un tribunale della famiglia».
Il ritardo «Gli uffici - ha sottolineato Locatelli - sono però rimasti indietro rispetto al concetto di minore come portatore di diritti». Un concetto molto teorizzato, ha sottolineato Mascherin, «ma manca il passaggio “operativo”, spesso anche a causa di carenze di budget». Cnf e dipartimento, dunque, potrebbero lavorare ad un nuovo protocollo sul tema, con l’aiuto degli ordini territoriali, in aggiunta a quello già firmato tra avvocatura e presidenza del Consiglio dei ministri. Sul tema degli affidi è intervenuto anche l’Organismo congressuale forense, che ha proposto al ministro Bonafede l’istituzione di una banca dati nazionale per monitorare il numero dei minori in affidamento, le strutture, il potenziamento degli uffici giudiziari deputati, specializzazione e professionalità e di tutti i soggetti coinvolti, con la conseguente riduzione dei tempi della giustizia minorile e la costituzione di un tavolo di concertazione fra istituzioni ed associazioni forensi.
Ma le proposte di Mascherin hanno riguardato anche il campo della disabilità, tema preminente nell’agenda del ministro Locatelli. Oltre al testo unico, il presidente del Cnf ha proposto l’istituzione di una rete di «protezione civica», un pronto intervento fatto di soggetti delegati dal Dipartimento per le politiche della famiglia, che attraverso diramazioni territoriali, si occupino di monitoraggio, ispezione e interventi in casi di necessità. «Pensiamo ad una struttura ministeriale - ha spiegato - con delegati territoriali che abbiano rapporti con le associazioni». Istanze che il ministro Locatelli si è detta pronta a condividere in ambito di Governo per lavorare, con tutti i soggetti competenti, a una riforma del sistema delle scelte che riguardano i minori.