PHOTO
41 bis
Nulla di irregolare nelle visite dell'associazione radicale Nessuno Tocchi Caino nelle sezioni del 41bis di Sassari e Nuoro. Ora come in passato la normativa prevede che anche soggetti diversi dai parlamentari possano recarsi nel reparto del cosiddetto carcere duro e interloquire con i reclusi per verificare, però, esclusivamente le loro condizioni di detenzione. Questa la sintesi della risposta data ieri dal sottosegretario alla Giustizia Sisto ad una interrogazione parlamentare presentata dall'onorevole Varchi di Fd'I: «Ha suscitato polemiche la notizia dell’autorizzazione rilasciata dal nuovo capo del Dap, dottor Renoldi, di accesso “libero” a soggetti, non parlamentari, in due carceri sarde, in cui sono ristretti anche detenuti sottoposti al regime del 41-bis», ha ricordato la parlamentare. Quanto accaduto è stato al centro di una bufera scatenata dal Fatto Quotidiano in combinato disposto con M5S, Lega e Fd'I appunto. Ieri il Governo ha però chiarito la vicenda. Non una semplice difesa dell'operato del Dap sotto la conduzione di Renoldi, ma la rivendicazione di una prassi consolidata nel tempo, anche quando al Dap c'era Basentini sotto Bonafede e prima Consolo sotto Orlando. Insomma nessuno scandalo, perché è sempre stato così, come previsto dalla legge. Proprio all'inizio Sisto ha menzionato la normativa: «L'ordinamento penitenziario distingue nettamente tra visite, come quelle autorizzate nei casi menzionati dall'atto ispettivo, e i colloqui». Le prime «sono rivolte alla verifica delle condizioni di vita negli istituti penitenziari», i secondi «sono interlocuzioni verbali che avvengono secondo modalità precise e regolamentate, che diventano ancora più stringenti nei casi di detenuti in regime di 41bis». Tra i soggetti a cui è consentito effettuare visite ci sono anche «figure diverse dai parlamentari» che «possono essere autorizzate dal Dap volta per volta, senza preclusioni in ordine ai reparti visitabili, nemmeno per quelli destinati ai detenuti in isolamento giudiziario (i quali possono conferire solo con il difensore e gli operatori penitenziari e quindi si trovano in una condizione ancora più limitativa di quella discendente dal regime di 41bis)». Per tali ragioni, ha spiegato ancora Sisto, già in passato il Dap ha autorizzato l'ingresso anche nei reparti del 41bis della Casa Circondariale di Tolmezzo ai Radicali italiani nel 2017, di quella di reclusione di Viterbo al Partito Radicale nel 2019, in quella di Rebibbia Nuovo Complesso alla commissione carcere della Camera Penale nel 2017. «E analoga iniziativa è stata assunta in occasione dell'episodio oggetto della presente interrogazione, in cui l'Amministrazione penitenziaria, esercitando le prerogative previste dalla vigente normativa, ha autorizzato la visita di una Associazione sempre impegnata in ambito penitenziario, i cui esponenti erano stati già ammessi in altre occasioni all'ingresso in reparti dello stesso tipo; autorizzazione avvenuta anche in ragione della peculiare situazione degli istituti interessati, in specie quello sassarese, rispetto al quale erano state segnalate gravi carenze dell'Area sanitaria». Nel frangente, ha proseguito quindi Sisto, «la visita è stata svolta alla presenza vigile della direzione e del personale del Reparto operativo mobile, che ha registrato i movimenti e le interlocuzioni dei visitatori all'interno dell'istituto e ha effettuato un puntuale rapporto, dal quale non è emersa alcuna anomalia. Del resto, come ormai acquisito almeno a partire dalla circolare Dap 7 novembre 2013 n. 3651/6101, i soggetti visitatori possono parlare con le persone ristrette. La presidente dell'Associazione (Rita Bernardini, ndr), inoltre, ha successivamente fatto pervenire al Dipartimento un report della visita, segnalando criticità, in particolare per quanto concerne il cattivo funzionamento dell'Area Sanitaria». Quindi nessuna anomalia. Al termine dell'interrogazione Sisto però ha aggiunto un passaggio pure importante con cui ha voluto tranquillizzare i detrattori di Renoldi - e di Cartabia quindi -: «In alcun modo le autorizzazioni concesse in passato e da ultimo possono interpretarsi come un cambio di regolamentazione nel ricorso al c.d. carcere duro. Lo confermato i dati: dall'inizio del suo mandato ad oggi, la ministra Cartabia ha firmato 520 decreti tra proroghe e applicazioni di 41bis che resta, quando ricorrono i presupposti di legge, uno strumento efficace per il contrasto alle mafie e ad ogni forma di crimine organizzato. Uno strumento che non sarà inciso dalla riforma dell'art. 4bis in discussione in Parlamento». Capitolo chiuso? Assolutamente no. Eugenio Saitta del M5S non è soddisfatto della risposta di Sisto e rilancia: «Prendiamo atto della risposta del sottosegretario Sisto durante il question in commissione nella quale ha detto che non esistono ipotesi di alleggerire le misure del regime carcerario speciale per i mafiosi regolato dal 41 bis. Tuttavia aspettiamo chiarimenti dal direttore Dap Renoldi che sentiremo probabilmente in settimana in merito alla questione delle visite nelle sezioni del 41 bis delle carceri di Sassari e Nuoro di esponenti della associazione Nessuno tocchi Caino: un episodio gravissimo che non dovrà ripetersi». Il sottosegretario Sisto ha infine risposto ad una interrogazione presentata dalla Lega in cui si chiedeva «quanto tempo occorrerà perché le Camere possano esaminare gli schemi di decreti legislativi relativi alla riforma del processo penale e civile». Come già preannunciato nei giorni precedenti da questo giornale, il rappresentante del Governo ha risposto che i decreti arriveranno all'attenzione della Presidenza del Consiglio entro la fine di luglio.