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«Le condizioni di chi è respinto alla frontiera siano urgentemente rese compatibili con il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali». Lo chiede a gran voce il Garante nazionale delle persone private della libertà tramite la pubblicazione del primo Rapporto sulle visite ai locali in uso alle Forze di Polizia presso alcuni valichi di frontiera. Le visite erano dirette a verificare le procedure e gli ambienti utilizzati per la permanenza delle persone straniere dichiarate prive del permesso di fare ingresso nel territorio italiano e pertanto respinte in forza dell’articolo 10 del decreto legislativo del 25 luglio 1998, d’ora in poi testo unico sull’immigrazione.
La permanenza delle persone all’interno delle sale d’attesa presso i valichi di frontiera è configurata dal Garante nazionale come una privazione de facto della libertà personale, non disposta o convalidata dall’autorità giudiziaria e che rischia di non dare effettività alle garanzie sostanziali e procedurali. Secondo il Garante tale prassi non appare avere base legale nel nostro ordinamento. Il Garante raccomanda urgentemente l’adozione di una norma primaria che eviti tale rischio. Per questo ha inviato il Rapporto anche ai Presidenti del Senato e della Camera. Il Garante raccomanda intanto che le soluzioni predisposte per accogliere temporaneamente le persone respinte alla frontiera siano urgentemente rese compatibili con il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali.
Un esempio, come si evince nel rapporto, è quello che ai cittadini stranieri sono sostanzialmente reclusi nei locali degli aeroporti, con tanto di sentinella che sorveglia costantemente a vista, persone e ambienti. Nel caso dell’aeroporto di Malpensa, vi è un posto di guardia da cui la polizia sorveglia costantemente e dove, in caso di necessità, gli operatori di polizia di turno all’interno dei locali possono attivare l’intervento urgente di una squadra di supporto attraverso un sistema di allarme che invia un segnale al personale in servizio negli altri uffici di polizia del “Polo di frontiera”.
Il Garante sottolinea come la destinazione funzionale di questi luoghi a luoghi di trattenimento, secondo il comitato europeo per la prevenzione sulla tortura è da equiparare alle strutture di permanenza per gli immigrati. Fra le criticità segnalate nel Rapporto, infatti, molte riguardano le condizioni materiali dei locali nei quali le persone vengono trattenute. In particolare, il Garante nazionale ha constatato nei locali visitati l’assenza di luce naturale e l’impossibilità per le persone trattenute di accedere a spazi esterni. In molti casi le persone straniere sono sistemate in brandine da campo e a volte in situazioni di promiscuità fra uomini e donne. Nell’Aeroporto di Fiumicino il Garante si è poi imbattuto in un locale di sicurezza, dotato di una parete a vetro e privo di suppellettili: al Garante è stato riferito che tale locale viene adoperato per ospitare persone pericolose o turbolente. Il Garante esprime preoccupazione per la presenza di un ambiente di questo tipo, che amplifica la sensazione di costrizione delle persone.
A destare forti perplessità sono poi alcune limitazioni al diritto all’incontro con i propri avvocati. Il Garante nazionale sollecita infine il Ministero dell’Interno a dotarsi in frontiera di un servizio stabile di mediatori linguistici e interpreti, presenza che a oggi è assicurata solo saltuariamente.