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Il processo d’appello sulla presunta trattativa Stato-mafia è destinato ad allungarsi. Ieri la Corte ha sciolto la riserva aprendo nuovamente l’istruttoria dibattimentale. Il collegio - presidente da Angelo Pellino, giudice a latere Vittorio Anania - ha infatti ammesso le richieste di nuovi testimoni e acquisizioni documentali accogliendo gran parte delle richieste dei Pg e delle difese. Per quanto riguarda la difesa degli ex Ros Giuseppe De Donno e Mario Mori, la Corte ammette i manoscritti e verbali di interrogatorio riguardanti l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, dove si dimostrerebbe che i contatti avvenuti tra lui e i Ros non erano volti alla trattativa come ipotizzato dall’accusa, ma per la cattura dei latitanti mafiosi. Ammesso anche l’articolo dal quale Giovanni Brusca avrebbe attinto la notizia dei contatti tra i Ros e Ciancimino e che quindi dimostrerebbe una suggestione più che testimonianza diretta. Ammesso anche il verbale di interrogatorio di Giuseppe Li Pera, uno dei coinvolti nell’indagine mafia-appalti e che in quel momento era recluso al carcere di Rebibbia, condotto da Antonio Di Pietro sotto impulso dell’ex Ros Giuseppe De Donno. Sullo specifico bisogna ricordare che l’ex magistrato Di Pietro, sentito come teste nell’ottobre scorso, parlò proprio del filone mafia-appalti come causa delle stragi mafiose. «Capii allora – aveva detto l’ex pm di Mani Pulite – che Borsellino si stava occupando di questo. Cosa di cui ebbi conferma dopo tempo, quando su input del Ros andai a sentire Giuseppe Li Pera, geometra della De Eccher che mi spiegò il sistema degli appalti in Sicilia e mi fece i nomi di Angelo Siino e Salamone». Verrà approfondita, tramite l’acquisizione di ulteriori documenti, la questione della Falange armata che la sentenza di primo grado ha dato per certo che fosse opera di alcuni componenti dei servizi segreti e quindi, nel discorso presunta trattativa, considerata come espediente per rafforzare l’effetto intimidatorio della minaccia al corpo politico dello Stato. La Corte acquisirà gli atti dell'omicidio dell'educatore carcerario Umberto Mormile, rivendicato per la prima volta proprio dalla Falange armata.Secondo l’ordinanza della Corte di assise di appello di Palermo dovranno essere sentiti anche, tra gli altri, l’ex capocentro del Sisde Maurizio Navarra e l’ex tenente Franco Battaglini, autore della nota riservata secondo cui Totò Riina avrebbe avuto un cellulare nella sua disponibilità in cella, a Rebibbia, nell’agosto del 1993. Da ricordare che la fonte è rimasta anonima e si aprì all’epoca proprio una inchiesta, da parte della magistratura romana, che ha poi archiviato perché tale notizia si era rivelata infondata. Per approfondire questa vicenda sarà ascolta anche Pietro Folena, all’epoca componente della commissione Antimafia. Infatti, la Corte acquisirà anche il fascicolo di archiviazione. Si esaminerà, visto che è accaduto nello stesso periodo, la vicenda del suicidio del boss mafioso Antonino Gioè. La Corte ha, infatti, ammesso gli atti sul suicidio e la lettera testamento che lasciò Gioè. Ammesse anche le deposizioni dei collaboratori Antonino Cuzzola, Salvatore Pace e Armando Palmeri, i primi tre già sentiti a Reggio Calabria nel processo alla ’ndrangheta stragista mentre Palmeri dovrà riferire sui presunti legami tra alcuni esponenti dei servizi segreti e ambienti mafiosi. La Corte ha disposto ha disposto lo “stralcio” della posizione di Massimo Ciancimino, imputato di calunnia e condannato in primo grado a 8 anni nel processo di primo grado sulla trattativa. Nelle scorse udienze la difesa di Massimo Ciancimino - gli avvocati Roberto D’Agostino e Claudia La Barbera - aveva chiesto una sentenza di non luogo a procedere «per intervenuta prescrizione, secondo i nostri calcoli, già prima della pronuncia della sentenza di primo grado». La Corte di assise ha deciso che lo “stralcio” sarà trattato nell’udienza del prossimo 16 aprile. Probabile che la posizione di Ciancimino junior si avvii verso la prescrizione.