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Luca Traini ha mostrato un «pentimento incerto e opportunistico a fronte della gravità della condottaperpetrata e delle accertate ragioni di odio razziale che ne stavanoalla base». È quanto scrivono i giudici della prima sezione penale della Cassazione motivando la decisione con cui lo scorso luglio avevano dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa in cui si chiedeva l’attenuazione della misura cautelare, quindi i domiciliari, per Traini condannato in Appello a 12anni di reclusione per la sparatoria del 3 febbraio 2018 contro diversi migranti in cui rimasero ferite sei persone. Un gesto che subito Traini rivendicò spiegando di voler vendicare il delitto di Pamela Mastropietro. Per la Cassazione, quello di Traini è stato un «reato di estrema gravità» commesso da una persona di «spiccatissima pericolosità sociale» e per questo persiste il «rischio di recidiva derivante dalla perdurante mancanza di comprensione dei fatti».