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Davanti alla Corte d’assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, va in scena la seconda puntata della requisitoria dei pm del processo per la “trattativa” Stato- mafia. È stata la volta di sostituto della Procura nazionale antimafia, Nino Di Matteo, che cita in primo luogo l’audizione, il 20 marzo 1992, nelle commissioni parlamentari dell’allora capo della Polizia Vincenzo Parisi e del ministro dell’interno, Vincenzo Scotti. “Il decreto sul carcere duro, il 41 bis, - ha detto Di Matteo - nacque esclusivamente sull’asse Martelli- Scotti, ministri della Giustizia e dell’Interno. Fu varato l’otto giugno 1992 anche se la prima vera applicazione avvenne dopo la strage di via D’Amelio. Il clima nel nostro Paese era di scontro totale: il 41 bis era una questione che assillava Cosa nostra ed è su questo terreno che si assiste in quel periodo alla contrapposizione tra due linee: quella della fermezza ( Scotti- Martelli) e quella della prudenza dettata dal timore che dopo Capaci, Cosa nostra proseguisse nel suo progetto contro i politici. In quello che Riina ave- va definito la ‘ puliziata dei piedi’, ovvero eliminare i rami secchi, cioè i politici che non avevano rispettato i patti, prima di iniziare un nuovo percorso con nuovi referenti'. ' In questo clima arroventato - ha continuato Di Matteo - si inserisce il dialogo, la mediazione o per meglio dire la trattativa - tra il Ros, i suoi massimi vertici, cioè Subranni, Mori e De Donno, con Vito Ciancimino'. E Vito Ciancimino viene individuato quale ' canale privilegiato per avviare la trattativa - ha aggiunto - in virtù dei pregressi rapporti esistenti tra Mario Mori e l’avvocato Ghiron, quest’ultimo divenuto poi legale di Vito Ciancimino'. Il pm traccia lo scenario: ' Voglio partire da una elemento di prova acquisito quando nessuno ipotizzava di aprire una indagine sui vertici del Ros e su Vito Ciancimino. Questo elemento di prova è costituto dalle stesse parole di Mori e De Donno davanti alla Corte d’assise di Firenze. Parole chiare - secondo Di Matteo - inequivoche che non lasciano spazio al dubbio sull’esistenza della trattativa”.