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Berlusconi ha il suo metodo collaudato. Adesso l’ha ribattezzata “videopillola quotidiana”, ma già nel ’94 i suoi manifesti 6 x 3 proponevano gli impegni con l’elettorato a intervalli scanditi e regolari. Tre giorni fa ha annunciato che con il centrodestra al governo le sentenze di assoluzione diventerebbero inappellabili. Nel videomessaggio di oggi si occupa di separazione delle carriere. «Parliamo ancora di giustizia: un processo è davvero giusto se chi giudica è davvero equidistante fra chi accusa e chi si difende», ricorda. «Se il giudice e il pubblico ministero hanno l’ufficio uno accanto all’altro, se sono addirittura colleghi e amici, allora il giudice non può certo essere neutrale». E per questo, annuncia Berlusconi, «quando saremo al governo introdurremo la separazione delle carriere». Altra spiegazione a uso degli elettori: «Come avviene in altri Paesi, si devono confrontare l’avvocato dell’accusa e l’avvocato della difesa, con pari diritti e con gli stessi strumenti. E nessuno dei due dev’essere un amico, un collega di chi giudica». Non è la prima volta che Forza Italia ne parla. Ma è chiaro come in un clima che vede il centrodestra favorito nelle urne del 25 ottobre, la proposta assuma un peso diverso. Colpisce casomai l’evanescenza delle repliche: l’ex premier sembra non scuotere per nulla il dibattito sulla giustizia. C’erano state poche reazioni già sul divieto di appellare i proscioglimenti. Tranne quella dell’Anm, un po’ stizzita ma pure aperta a discutere, quanto meno, della materia. Dagli avversari invece, in particolare dal Pd, silenzio. Ma intanto ieri alla presentazione delle liste di Azione e Italia viva, Maria Elena Boschi ha detto di essere a favore dell’inappellabilità e che «la separazione delle carriere e una riforma più coraggiosa del Csm restano per noi temi centrali». Ha aggiunto ulteriori ipotesi sulla giustizia che già circolano da qualche giorno nell’area di centrodestra: per esempio il ritorno alla «prescrizione sostanziale», idea dell’alleato Enrico Costa. Soluzione che oltretutto, come riferito dal Dubbio mercoledì scorso, è gradita pure a Fratelli d’Italia. Nel pieno del trambusto per le liste da compilare e per gli uscenti da sacrificare, ci sta che le proposte di Berlusconi e le sponde renziane non suscitino particolari vibrazioni, per non dire che cadono nell’indifferenza. Ma intanto, in prospettiva, nel caso di una vittoria, che sembra probabile, della coalizione di centrodestra, il leader di Forza Italia pare chiaramente intenzionato a farsi alfiere di un’accelerazione garantista sui diritti, sul processo penale innanzitutto. Senza dimenticare gli appelli a rivedere la riforma tributaria con una pace fiscale, condivisi, questi, anche da Lega e Meloni. È probabile che su una falsariga del genere, il Cav trovi Matteo Renzi e Italia viva come compagni di strada. Il che potrebbe far scattare un alert, e favorire un improvviso ricongiungimento, per Pd e Movimento 5 Stelle. Affiancati, con ogni probabilità, dai giornali più ostili al Cavaliere e a Renzi. Tornerebbero gli anatemi per la giustizia “strattonata” da due leader sui quali pesa ancora qualche procedimento penale, dal Ruby ter a Open. E come detto su queste pagine nei giorni scorsi, rischiamo di ricadere nello schema del ventennio berlusconiano: non si troverebbe più un clima di civile discussione sulla giustizia, perché una parte, l’area progressista, diffida e accusa l’altra, cioè FI, e in questo caso pure Renzi, di voler promuovere riforme a proprio personale uso e consumo. La riedizione in sedicesimi della guerriglia permanente sulle leggi ad personam sarebbe un danno notevole, visto che le proposte del Cav e dei renziani, a cominciare proprio dall’inappellabilità e dalle carriere dei giudici, sono sensate. Se c’è il rischio che il dibattito degeneri, che si ricada nei pregiudizi anti berlusconiani (e anti renziani), nel conflitto che ha impedito interventi sulla giustizia per almeno un quarto di secolo, c’è però anche un altro risvolto. A partire dalla giustizia, l’asse fra FI, Azione e Italia viva può strutturarsi in modo più profondo. Il che renderebbe Berlusconi emancipato dal peso di Fratelli d’Italia e Lega, peraltro non sempre d’accordo con lui in materia di giustizia e soprattutto di carcere. Dall’altra parte, la prevedibile retorica contro i due leader “unfit” a riformare la giustizia, il Cav e Renzi appunto, potrebbe riavvicinare il Pd al M5S, e favorire indirettamente l’allargarsi del perimetro centrista. Perché è chiaro che non tutti fra i dem sarebbero disponibili a resuscitare scenari, sulla giustizia penale, da fine anni Novanta. Sono ipotesi. Ma di sicuro Berlusconi fa benissimo a giocare d’anticipo anche rispetto alla oscillante Lega e a Fratelli d’Italia. Potrebbe rendere meno ingessata una legislatura che sembra annunciarsi nel segno della straripante Giorgia Meloni. E soprattutto il Cav, se saprà giocare le proprie carte, potrebbe mettere insieme qualche colpo garantista assolutamente benefico per lo Stato di diritto.