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Raffaele Cantone non ha i titoli per fare il procuratore di Perugia. E’ durissimo l’attacco di Piercamillo Davigo e dei togati di Autonomia&indipendenza, la corrente della magistratura fondata dall’ex pm di Mani pulite, Sebastiano Ardita, Giuseppe Marra, Ilaria Pepe, contro l’ipotesi che Cantone possa diventare procuratore del capoluogo umbro. Questa settimana la Commissione per gli incarichi direttivi del Csm ha proposto al Plenum con tre voti (quello del togato Mario Suriano di Area, la corrente di Cantone, e dei laici Alberto Maria Benedetti (M5S) e Michele Cerabona (FI) l’ex capo dell’Anac. Due voti a favore dello sfidante, il procuratore aggiunto di Salerno, Luca Masini (quello di Davigo e della togata di Magistratura indipendente Loredana Miccichè. Astenuto il togato Marco Mancinetti di Unicost.“Masini, dopo aver svolto tutta la sua carriera in diversi uffici requirenti, svolge da quasi cinque anni l’incarico aggiunto a Salerno. Inoltre è stato per un lungo periodo anche facente funzioni della Procura di Salerno, che ha gestito in una fase notoriamente caratterizzata da indagini molto complesse”, ricorda Davigo.“Cantone – prosegue Davigo - dopo aver svolto il ruolo di sostituto procuratore a Napoli fino all’ottobre 2007, è stato destinato all’Ufficio del massimario e dal 2014 ad ottobre 2019 è stato nominato n. 1 dell’Anac”.Per nominare Cantone procuratore di Perugia bisognerebbe non tener conto dei criteri previsti per la dirigenza che puntano a valorizzare “esperienze maturate nel lavoro giudiziario”. Se il Csm vuole riacquistare la credibilità serve “coerenza delle scelte”, continua Davigo, evitando "soluzioni di continuità" tra gli incarichi fuori ruolo ed il conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi. La La procura di Perugia, va ricordato, è strategica nel panorama giudiziario in quanto competente per i reati commessi dalle toghe della Capitale.Chi verrà nominato troverà subito un fascicolo rovente: quello a carico dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, indagato per corruzione e coinvolto nello scandalo delle nomine al Csm dello scorso maggio.