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L’incontro tra il ministro della Giustizia e la delegazione dell’Anm, avvenuto a fine gennaio, si tinge di giallo. L’Anm era a conoscenza della volontà di Alfonso Bonafede di inasprire le sanzioni disciplinari per i magistrati che non rispetteranno i tempi di fase previsti nella riforma del processo penale? A regime, quattro anni un processo completo. La domanda viene dalla dirigenza di Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe, che ieri ha attaccato a testa bassa il ministro e i rappresentanti dell’Anm che parteciparono all’incontro del 29 gennaio a via Arenula.Scrivono Paola D’Ovidio e Maria Grazia Arena, rispettivamente segretario e presidente di Mi, «o il ministro ha sviato la giunta Anm, che nel qual caso non è stata in grado di porsi quale autorevole interlocutore, oppure la giunta non ha fedelmente riportato ai colleghi quelle che erano le reali intenzioni del ministro». Parole pesanti che irrompono sulla campagna elettorale in corso, le elezioni sono previste fra un mese, per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Anm. Magistratura indipendente venne estromessa dalla giunta unitaria dell’Anm dopo la vicenda “Palamara” scoppiata lo scorso maggio e che portò alle dimissioni di cinque consiglieri del Csm. Tre erano di Mi.Pasquale Grasso, il presidente dell’epoca, anch’egli espressione di Mi, venne “defenestrato” ed il suo posto preso da Luca Poniz, pm di Milano in quota Area, il cartello progressista.Il punto centrale riguarda adesso le sanzioni. Bonafede, per ottenere il via libera dagli alleati del Pd sul blocco della prescrizione, ha offerto come contropartita la celerità dei futuri processi. Rendendo, quindi, inutile qualsiasi dibattito sulla prescrizione. Per garantire tempi celeri, però, sono comparse anche le sanzioni per le toghe "pigre". Perché l’Anm se sapeva delle reali intenzioni del ministro ha diramato un «comunicato lamentoso e inoffensivo senza annunciare serie iniziative di protesta?», proseguono le toghe di Mi. In questi mesi i rapporti fra la rinnovata giunta Anm ed il ministro Bonafede sono stati comunque positivi. La relazione finale dell’ultimo congresso dell’Anm di Genova, ad esempio, fu favorevole alle riforma della prescrizione voluta dal Guardasigilli. Sia i togati di Area che i davighiani di A&i non sono ostili in maniera preconcetta al Guardasigilli e al M5s. Area, non votò il dem David Ermini alla vice presidenza del Csm puntando sul laico pentastellato Alberto Maria Benedetti. Per quanto attiene la compagine davighiana, oltre all’ex pm di Mani pulite, Nino Di Matteo è la toga di riferimento del M5s. Il pm antimafia venne infatti proposto dai grilllini come ministro della Giustizia. La trattativa con Bonafede, mancando poche settimane al voto per il rinnovo dell'Anm, sarà certamente gestita dal nuovo Comitato direttivo centrale. Una trattativa che non si annuncia affatto facile, visti gli impegni presi dal ministro con il Pd e Leu e con i renziani che non aspettano altro che uno scivolone del ministro.