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«Non sedersi ai tavoli del confronto è molto facile, può anche portarti del consenso comportarti da duro e puro, però questo certamente nega il principio della dialettica di cui noi siamo custodi». Il presidente del Cnf Andrea Mascherin saluta così le Camere penali, oggi riunite per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. E il suo discorso, inevitabilmente, richiama il tavolo convocato per il 26 gennaio dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al quale si siederanno i tecnici per discutere della riforma del processo penale. Tutti tranne l’Anm, che nei giorni scorsi ha annunciato la propria assenza in polemica con il Guardasigilli, che nel ddl approvato in Consiglio dei ministri ha introdotto le sanzioni per i magistrati che, con dolo, non depositano in tempo le sentenze. Quello di Mascherin è stato un messaggio di appoggio alle Camere penali, che proprio ieri hanno deciso di rispondere presente alla chiamata di Bonafede, pronti a chiedere come mai il progetto condiviso al primo tavolo sia stato, poi, abbandonato. Anzi, «sabotato», ha detto ieri il presidente dell’Ucpi Gian Domenico Caiazza. «Siamo fortemente alleati con le Camere penali - ha evidenziato Mascherin -, lo siamo stati anche in passato. Ma è un momento fondamentale, in cui l’associazione e le istituzioni devono viaggiare fianco a fianco. Il Cnf non ha nessuna ambizione di protagonismo e credo vada riconosciuto il ruolo di prima linea alle Camere penali». Non è un caso, ha aggiunto Mascherin, se il Cnf ha proclamato il 2020 anno degli avvocati n pericolo nel mondo nel 2020. «Sappiamo cosa accade giornalmente ai nostri colleghi nel mondo che si battono per la democrazia - ha sottolineato - e dico questo perché vi è un tema che ci riguarda: mantenere il pendolo della Costituzione ben saldo, così come vollero i nostri padri costituenti. Quando si parla di avvocati in pericolo si parla di democrazia in pericolo e in questa fase storica il pendolo della democrazia tende a scostarsi da dove era stato collocato. Per questo l’impegno comune è mantenere il pendolo fisso sui principi che non possono essere violati e non possono essere lesi». Da qui, dunque, il richiamo al tavolo, alla necessità di trovare un linguaggio adeguato e gli strumenti per discutere con la politica. «Ciò che è accaduto in questo periodo credo vada letto anche in chiave degli equilibri politici - ha spiegato -. Quello che è successo sono accelerazioni che rispondono a esigenze di equilibri politici, governativi che noi dobbiamo considerare come tali, non condividerli, ma comprenderli e iniziare un lavoro pazientissimo di convincimento. Le critiche portate al ddl dalle Camere penali sono assolutamente condivise e condivisibili, ma ciò che è importante è che quel disegno di legge sia modificabile sin dal tavolo governativo, col ministro Bonafede, e poi nel percorso parlamentare. Se noi avremo questa assicurazione dal ministro e dal Pd, che è l’altra parte forte del governo, allora il nostro impegno sarà questo, convincere, convincere, convincere. Dobbiamo farlo senza paura della mancanza del consenso e delle critiche esterne - ha concluso -, perché le nostre toghe sono simbolo di giusta causa».