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Ecco il primo atto da “solo” senatore di Matteo Renzi: «Quando un cittadino normale viene interrogato come testimone - quindi senza avvocato - propongo che ci sia sempre una videoregistrazione». L’annuncio arriva attraverso la sua enews e segue di un giorno le ultime novità sul caso Consip: l’ex consigliere economico di Palazzo Chigi che ricostruì il ruolo dell’allora ministro Luca Lotti ( il quale fu accusato di rivelazione di segreto e favoreggiamento), ha dichiarato davanti al Csm di essere stato «intimidito dai pm ( con frasi come “vuole fare una vacanza a Poggioreale” ndr), con domande pressanti su Renzi» e che fece «il nome di Lotti solo per cavarmi d’impaccio». La commissione disciplinare del Csm lo ha ascoltato come teste nel processo che vede incolpati i pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano e Vannoni ha concluso dicendo di aver «firmato il verbale senza rileggerlo, cosa sia stato detto in quel momento di confusione non lo so, volevo solo uscire di lì». La notizia che ha messo in dubbio l’operato degli “accusatori” non ha avuto sulla stampa la stessa eco dell’indagine ( anticipata da Marco Lillo su Il Fatto Quotidiano e oggetto del suo libro “Di padre in figlio”), di cui attualmente è stata chiesta una proroga di sei mesi. Tuttavia, Renzi ha ripetuto nella sua newsletter la frase che ha sempre utilizzato per il caso Consip: «Il tempo è galantuomo». Come a dire che il tempo chiarirà chi davvero era nel torto, e oggi nel torto sono risultati gli inquirenti e i loro metodi di conduzione dell’ascolto dei testimoni. L’ex segretario dem ha aggiunto, commentando la sua proposta di legge, che «il 99% dei magistrati svolge benissimo il proprio lavoro. E anche il 99% della polizia giudiziaria. Ma quando trovi qualcuno che non si comporta bene, che garanzie ha un cittadino senza avvocato?» .
Certo, stando sui banchi della minoranza è difficile che la proposta riesca davvero ad approdare all’esito positivo in Aula, ma Renzi chiama in causa direttamente il ministro della Giustizia: «Sono certo che Bonafede - che ho conosciuto quando veniva con una webcam a riprendere le sedute del Consiglio comunale di Firenze perché voleva garantire trasparenza non potrà che essere d’accordo con me: se ci fosse stata la videoregistrazione degli interrogatori dei testimoni ci saremmo risparmiati questa incredibile vicenda. E oggi una videoregistrazione si fa in modo molto semplice. Basta un telefonino». Come a dire: proprio i 5 Stelle, che furono i principali fautori della politica dello streaming e della trasparenza, dovrebbero appoggiare una proposta che va proprio in questa direzione, a garanzia di chiunque si imbatta in quell’ 1% di magistrati o membri della polizia giudiziaria che usano mezzi poco ortodossi di esame e ascolto a sommarie informazioni dei testimoni.
Infine, l’ex premier chiude la sua comunicazione agli iscritti con un altro riferimento giudiziario: quello al caso dello stadio della Roma. Proprio la sindaca 5 Stelle, Virginia Raggi, trova in Matteo Renzi un’inusuale difensore ( anche se, da segretario del Pd, aveva sempre ripetuto che mai si sarebbe dovuta attaccare la prima cittadina per le sue vicende giudiziarie). «Oggi scaricano tutti Virginia Raggi. Non ho mai avuto particolari rapporti di simpatia con il sindaco di Roma nei sei mesi di collaborazione istituzionale. Trovo però vergognoso che adesso i suoi la scarichino così», scrive. Poi aggiunge una postilla che potrebbe suonare come una considerazione quasi autobiografica post 4 marzo: «Sappiamo bene che la discesa dal carro, in Italia, è uno sport nazionale. E che quelli che scendono sono i primi a chiedere di risalire quando gira il vento. Ma se a Roma le cose non funzionano è ingiusto che chi ha sostenuto la Raggi oggi cerchi di scaricarla senza farsi notare». La conclusione è che «chi ha appoggiato Virginia Raggi in questi due anni, commissariandola con avvocati e tutor, abbia il coraggio di metterci la faccia. L’avete scelta, osannata prima e poi commissariata, seguita e indirizzata. Ora se fallisce è anche colpa vostra: anche se voi vi credete assolti, siete comunque coinvolti, come avrebbe cantato il Poeta». Una citazione dalla Canzone del maggio di Fabrizio De Andrè, che sembra fatta a posta per far fischiare le orecchie anche dentro al Pd.