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Protesta nel carcere di Cosenza Dal 25 giugno alcuni detenuti della sezione di alta sicurezza del carcere di Cosenza hanno iniziato lo sciopero della fame perché ci sarebbe stata la mancata chiusura della relazione di sintesi da parte dell’area rieducativa, documenti che dovevano essere redatte già da diversi mesi, e in assenza delle quali è impossibile poter accedere ai benefici penitenziari. A renderlo noto è l’associazione calabrese Yairaiha Onlus, la quale ha ricevuto la lettera da parte di un detenuto in sciopero della fame.
«Da oggi, 25 giugno siamo in sciopero della fame per la chiusura della sintesi da parte dell'area educativa. Io sono ammissibile ai permessi già da febbraio 2019 – ha sottolineato -, e siamo in 10 con reati comuni, tutti nella stessa situazione, e non ci viene chiusa la sintesi né ci vengono riconosciuti i permessi». Il detenuto ha annunciato che porteranno avanti lo sciopero della fame fino a che non gli verrà fatta la sintesi.
Persone no animali «Siamo persone non animali – scrive ancora nella lettera rivolta a Yairaiha Onlus -. Non chiediamo delle grazie ma una seconda possibilità per una vita normale. Qui non abbiamo nessuna possibilità di essere reinseriti. Io ho solo una madre di 74 anni che vive con la pensione e ne spende metà per venire fino a qua».
Queste, in realtà, sono problematiche già emerse durante l’ispezione che fece lo scorso aprile l’on. Anna Laura Orrico del Movimento 5 Stelle con un esponente dell’associazione Yairaiha Onlus , ed erano state segnalate nell’interrogazione del 29 maggio scorso che la stessa ha presentato al ministro della Giustizia e che, ad oggi, non ha ricevuto ancora alcuna risposta.
Oltre al mancato accesso ai benefici e ai ritardi delle risposte da parte della magistratura di sorveglianza, la parlamentare ha evidenziato numerose criticità strutturali e gestionali che, ad avviso dell'interrogante, «non possono che rendere pressoché solo afflittiva, e non rieducativa, la funzione della pena, nonché estremamente difficoltoso il lavoro del personale in servizio che segnala, fra l'altro, un sottodimensionamento dell'organico».
Il sovraffollamento Al momento della visita, secondo l’onorevole Orrico, il carcere «versava in una grave condizione di sovraffollamento, considerata la presenza di 262 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 218 posti letto suddivisi nel modo seguente: 102 in AS3, 117 in media sicurezza, 3 semiliberi e 37 al padiglione ex femminile».
Poi c’è il discorso dell'area sanitaria dell'istituto di pena, che sempre secondo l’interrogante «presenterebbe notevoli carenze quanto all'assistenza dei detenuti in merito a numerose patologie, anche gravi; l'acqua corrente sarebbe disponibile solo in alcune fasce orarie, mentre per quanto concerne i generi alimentari ammessi e il prezzo del sopravvitto, sono state segnalate notevoli difformità».
Alcune strutture riservate alla socialità, alle attività ricreative e lavorative, secondo la parlamentare «non sono agibili, in tal modo determinando una permanenza dei detenuti in cella per 22 ore giornaliere».
Inoltre risulterebbero «scarse le possibilità di reinserimento effettivo dei detenuti, soprattutto quanto all'inserimento lavorativo, ad eccezione del lavoro intramurario turnato».