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Il procuratore generale Giuseppe Fici ha ammesso il suo errore e ha chiesto scusa alla Corte durante la requisitoria di lunedì scorso al processo d’appello sulla presunta trattativa Stato-mafia in svolgimento a Palermo. Il riferimento è allo “svarione” evidenziato nelle pagine de Il Dubbio il 5 giugno scorso. Lo "svarione" durante l'udienza del 31 maggio È accaduto che durante la requisitoria dell’udienza precedente (31 maggio scorso), il Pg Fici ha detto testualmente: «Nel rileggere le conversazioni intercettate in carcere tra il predetto Riina Salvatore e il Lo Russo (il suo compagno d’ora d’aria, ndr), particolare attenzione ha destato un passaggio di queste conversazioni quando il Riina, nel commentare il giorno del suo arresto, ha fatto anche riferimento alla circostanza che gli venne trovata addosso un’agendina, e il capitano che operava in quel momento all’interno del covo gli avrebbe detto che non gli sarebbe stata sequestrata perché a loro – ai carabinieri sul posto – non interessava quei numeri». L'agendina era del compagno di Riina al 41 bis Il Pg ha aggiunto: «Di fatto poi l’agendina non gli venne rinvenuta!». Per il procuratore generale questa circostanza si va ad aggiungere ad una lunga catena di disattenzioni e omissioni.Il Dubbio ha fatto notare che, in realtà, la vicenda dell’agendina non riguarda Totò Riina, ma il suo compagno d’ora d’aria al 41 bis Alberto Lorusso, boss della Sacra Corona Unita. Lunedì il Pg ha ammesso l'errore Lunedì scorso, 7 giugno, alla conclusione della sua requisitoria al processo trattativa Stato-mafia, il Procuratore generale Fici ha ammesso il suo errore, spiegando che glielo ha detto qualcuno, ma ha commesso lo sbaglio di non aver letto bene le intercettazioni. Ha anche spiegato di aver disposto degli accertamenti su questa misteriosa agendina, ma una volta realizzato l’errore ha subito revocato il mandato. «Devo fare una errata corrige – ha detto il Pg -. Nella scorsa udienza ho fatto riferimento ad una circostanza errata. Ho voluto verificare in udienza, mi ero fatto trasmettere la trascrizione delle conversazioni in carcere tra Riina e Lorusso. Ho dato una veloce lettura, ho riscontrato quello che mi ricordavo che mi era stato detto. Ma ho letto male». Le scuse alla Corte e agli interessati Il Pg ha così giustificato il suo errore: «Riesco a fare bene, forse, quando mi ci metto a fare una cosa sola, ma non due assieme. Quindi ho riferito una circostanza sbagliata». E aggiunge: «Nel frattempo avevo disposto anche degli accertamenti che poi ho revocato perché da un'attenta lettura della conversazione di entrambi, risulta che è stato Lorusso e non Rina a parlare di un'agendina. Chiedo scusa alla Corte a tutti gli interessati per questo errore». Diamo atto alla correttezza del procuratore generale. Ma ci permettiamo di ribadire un consiglio non richiesto. Da una attenta visione delle quasi 2000 pagine di intercettazioni relative a Totò Riina al 41 bis, Il Dubbio, così come ha notato l’errore, ricava una lettura totalmente diversa dei fatti. Totò Riina nelle intercettazioni smentisce la tesi della trattativa Il capo dei capi smentisce la tesi sulla trattativa Stato-mafia, spiega molto bene cosa aveva in realtà in cassaforte (nulla di importante), ha anche ammesso di essere stato l’ideatore delle stragi (la sua prima ammissione). Ha anche spiegato il motivo. In particolare ha voluto uccidere in maniera eclatante Giovanni Falcone, perché oltre al discorso dell’esito del maxiprocesso, si era “permesso” di definirlo un “costruttore”. Il riferimento è molto probabilmente al discorso pubblico di Falcone su mafia-appalti e la sua volontà di far coordinare le indagini tra varie procure d’Italia. L'accelerazione per l'uccisione di Borsellino Stessa cosa per Paolo Borsellino: voleva proseguire il lavoro del suo amico e collega. L’accelerazione c’è stata. «In tre o quattro giorni, ho dovuto lavorarci per posizionare la macchina», dice sostanzialmente Riina. E di averlo fatto dopo che qualcuno gli ha detto di fare presto e dopo che, dall’interno, la mafia ha ricevuto la notizia che Borsellino sarebbe andato dalla madre nel pomeriggio. Da vedere, quindi, cosa Borsellino ha fatto durante i suoi ultimi giorni di vita. Forse si scoprirà che chiedere la condanna degli ex Ros, è una “indicibile” e profonda ingiustizia.