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È tempo di bilanci “consuntivi” al Csm, ma anche di “preventivi” rispetto alla nuova stagione della giustizia. L’attuale consiliatura dell’organo di autogoverno dei giudici scadrà il prossimo autunno. Le elezioni per il rinnovo dei componenti togati sono già in calendario per il secondo fine settimana di luglio: per illustrare quanto fatto in questo quadriennio è stato organizzato ieri a Roma il convegno “Verso il Codice dell’Organizzazione degli uffici giudiziari”, con la presenza del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin e del presidente dell’Anm Francesco Minisci. Di fatto, i primi “Stati generali” per la giustizia nella fase iniziata con l’insediamento del nuovo governo. Un confronto ai più alti livelli in cui il vertice del massimo organismo dell’avvocatura ha voluto fissare una priorità: “Salvaguardare i processi da visioni e soluzioni eccessivamente efficientiste tali da mettere a rischio diritti e garanzie” Negli ultimi anni è cambiato il volto dei Tribunali italiani. Oltre mille le nomine effettuate dal Csm, complice anche l’abbassamento dell’età pensionabile delle toghe da 75 a 70 anni voluto dal governo Renzi, che ha accelerato il turnover dei capi degli uffici. A ciò si deve aggiungere il gran numero di concorsi banditi per magistrati, complessivamente quasi 2.000 unità sulle circa 10.000 previste dalla pianta organica. Fatta questa doverosa premessa, però, per poter rilanciare finalmente il sistema giudiziario italiano è necessario, secondo il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, “ferme le diverse legittime opzioni delle maggioranze politiche che si alternano alla guida del Paese, coltivare nel tempo obiettivi condivisi e costanti. Ogni sforzo finalizzato a migliorare ed innovare l’organizzazione degli uffici giudiziari italiani”, secondo Legnini, “non può prescindere dall’adeguatezza delle risorse, da dotazioni tecnologicheadeguate, dall’assunzione di personale”. Un concetto sostanzialmente ribadito da tutti gli intervenuti: “Organizzazione” è quindi la parola chiave per uscire dalle secche dell’inefficienza che spesso contraddistingue la giurisdizione.A tal proposito, il Testo unico sull’Organizzazione redatto dal Csm vuole essere “un contributo di sistematicità e semplificazione ed un riferimento utile per i dirigenti degli uffici giudiziari e per ciascuno dei magistrati italiani”, ha ricordato Legnini, aggiungendo che “l’articolo 111 della Costituzione introduce il principio irrinunciabile della ragionevole durata e del giusto processo. Da qui l’esigenza di garantire un servizio di giustizia adeguato ed efficace in un tessuto sociale e in un mondo economico in costante trasformazione”. L’effettiva tutela dei diritti, dunque, non può prescindere dalla tempestività dei processi. L’effi-cienza della giurisdizione resta cioè, dal punto di vista dei magistrati, un indice determinante per la credibilità dell’intero sistema. Insieme con tempi, certezza e prevedibilità delle decisioni.“Tutte queste pagine di codificazione delle buone pratiche sono state condivise con l’avvocatura, destinata ad un progressivo e penetrante coinvolgimento nelle scelte organizzative”, ha evidenziato Mascherin. Dopo aver sottolineato l’importanza di continuare a investire nel sistema giustizia, il presidente del Cnf ha ribadito l’esigenza di un definitivo “salto culturale in tema di giurisdizione, senza però correre il rischio di condizionamenti esterni”. Sull’efficienza il vertice dell’avvocatura è stato chiaro: “Va bene la ricerca delle miglior iperformance ma è necessario”, ha appunto ricordato, “ salvaguardare i processi da visioni e soluzioni spinte nella direzione dell’efficientismo come unico parametro a tal punto da mettere a rischio i diritti e le garanzie”. Chiaro riferimento alle ultime iniziative in tema di filtro di inammissibilità in Cassazione e in Appello e sul ridotto onere di motivazione del giudicante. Un serio pericolo all’indipendenza del giudice è rappresentato per Mascherin “dai processi mediatici che possono condizionarne le decisioni”. Il consigliere togato Claudio Galoppi, moderatore dell’incontro e con il collega Nicola Clivo fra gli autori del Testo unico, ha invitato tutti i magistrati ad evitare “l’autoreferenzialità” e coltivare un rapporto costruttivo con l’avvocatura. Le conclusioni sono state affidate al ministro Bonafede, in sintonia con quanto rappresentato da Legnini e Mascherin. “Il mio scopo sarà quello di riuscire a garantire una corretta risposta di giustizia ai cittadini. Per raggiungere l’obiettivo: semplificazione, meno incertezza, qualità legislativa”, ha dichiarato. “La credibilità del sistema si valuta sulla base della ragionevole durata del processo”, ha voluto ricordare anche il ministro. Infine un passaggio significativo, fra i tanti temi affrontati, alla revisione della geografia giudiziaria: “È nel programma, si affronterà con serenità”.