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Dopo la nomina di Michele Prestipino a capo della Procura di Roma, arriva la "benedizione" del suo predecessore, Giuseppe Pignatone. Che non perde tempo a tessere le lodi di quello che è stato il suo braccio destro, celebrando i successi degli anni passati e preannunciando quelli futuri. «Questa procura ha assunto le sue decisioni in piena libertà e autonomia, ha vinto molti processi, alcuni ne ha persi, ma ha sempre rispettato le sentenze, facendo sempre i conti con la carenza di personale e di risorse, assicurando nuove forme di organizzazioni dell’ufficio in collaborazione con la presidenza del tribunale e rispondendo alle istanze di giustizia dei cittadini - ha affermato Pignatone -. Questa continuità l’ha chiesto lo stesso ufficio continuando a lavorare tanto e in modo silenzioso. Con Prestipino la procura saprà ottenere risultati ancora migliori». L'attuale presidente del Tribunale Vaticano, intervenuto alla cerimonia di presa di possesso dell’ufficio del nuovo procuratore capo di Roma Prestipino, nell’aula Occorsio del Tribunale di piazzale Clodio, ha sottolineato il legame storico con il suo successore, «un rapporto basato sulla comune visione e condivisione del nostro lavoro che va avanti da oltre 20 anni - ha aggiunto -. Per i giornali è una scelta all’insegna della continuità, ma la vera continuità non è quella tra me e lui ma è dell’ufficio stesso. In questi ultimi anni la procura di Roma si è liberata di alcune nomee certamente fastidiose, forse anche ingenerose, ha collaborato con tutte le istituzioni (da Banca d’Italia a Consob), con tutte le procure, con Stati esteri (al di là del caso Regeni), con l’orgoglio di rappresentare un pezzo dello Stato italiano». Il "duo" Pignatone-Prestipino è noto soprattutto per l'operazione "Mafia-Capitale", un'ambiziosa inchiesta che mirava ad elevare al rango della criminalità organizzata meridionale l'associazione a delinquere guidata da Buzzi e Carminati. Un'operazione che si è scontrata, però, contro il verdetto della Cassazione, che ha fatto scendere di livello la pericolosità sociale degli associati fatti finire in carcere dalla Procura di Roma. Se c'è mafia a Roma, ha sentenziato il Palazzaccio, non è quella del "Mondo di mezzo". Dopo l'addio di Pignatone, Prestipino ha retto la Procura per dieci mesi, gestendo inchieste come quella sullo Stadio della Roma, che ha fatto tremare il Campidoglio e la Roma bene. E si è visto passare per le mani anche lo spinoso caso dell'omicidio del carabiniere Cerciello Rega, con annessi e connessi scandali legati all'interrogatorio sui generis a carico di uno dei due americani indagati per il delitto, bendato e ammanettato in caserma. «Con la procura in questi anni abbiamo condiviso scelte anche dolorose che però hanno consentito all’ufficio giudiziario di Roma la giurisdizione in alcuni processi molto importanti - è intervenuto il presidente del Tribunale, Francesco Monastero - In Prestipino, in questi dieci mesi, ho trovato lo stesso spirito collaborativo che c’era con Pignatone. Quando gli uffici concordano scelte strategiche si lavora meglio e i risultati si vedono». Per l’aggiunto Nunzia D’Elia «il Csm ha adottato la scelta migliore, tutti siamo contenti di questa nomina, hai saputo tenere unito l’intero ufficio in questi mesi complicati». In conclusione è intervenuto Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione camere penali: «Con la nomina di Prestipino - ha detto - nutro l’auspicio che si possa continuare a coltivare un’idea unitaria della giurisdizione».