PHOTO
Sono stati votati ieri dalla Commissione per gli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura i nuovi vertici della Corte di Cassazione. Per il posto di primo presidente la scelta è ricaduta su Giovanni Mammone, per quello di procuratore generale su Riccardo Fuzio. Entrambi sono attualmente già in servizio a piazza Cavour, il primo come presidente di sezione, il secondo come avvocato generale. Prenderanno rispettivamente il posto di Giovanni Canzio e Pasquale Ciccolo che a fine anno lasceranno l’incarico per raggiunti limiti di età e per i quali il Governo ha escluso proroghe. Cinque sono stati i voti a favore di Mammone. Per lui hanno votato il presidente della Commissione, il togato di Unicost Luca Palamara, i laici Renato Balduzzi ( Scelta Civica) e Pierantonio Zanettin ( Forza Italia) e i togati Luca Forteleoni ( Magistratura indipendente) e Aldo Morgigni ( Autonomia& indipendenza). Il togato di Area Antonello Ardituro ha votato per Domenico Carcano. Quattro invece i voti per Fuzio. La stessa compagine che ha votato Mammone tranne Balduzzi astenutosi. Lo sfidante Giovanni Salvi ha ricevuto il voto di Ardituro.
Per la prima volta da trenta anni circa, Area-Md, il cartello delle toghe progressiste non avrà dunque un suo rappresentante ai vertici del Palazzaccio. L’asse fra i togati di Magistratura indipendente, la corrente conservatrice delle toghe, e quelli di Unicost è stato fondamentale per escludere i candidati progressisti. Con candidati tutti di notevole spessore, le dinamiche associative hanno un peso in scelte di questa importanza. Mammone è un esponente di primo piano di Mi, gruppo per il quale venne anche eletto come consigliere al Csm. Fuzio è legato ad Unicost. Sia Carcano, ex capo dell’ufficio legislativo del Ministero della giustizia, che Salvi, procuratore generale a Roma, appartengono invece a Magistratura democratica. Una rivoluzione sia per gli equilibri interni alla Cassazione che per le prossime elezioni del 2018 per il rinnovo dei togati del Csm. Dove, stando anche ai recenti risultati delle ultime votazioni per le giunte distrettuali dell’Associazione nazionale magistrati, potrebbe profilarsi una debacle per le toghe progressiste a favore proprio di Mi ed Unicost. Fuori dai giochi Piercamillo Davigo, l’ex pm di Mani pulite e fra i fondatori di A& I, che aveva presentato domanda per entrambi i ruoli.
Un’ultima considerazione riguarda la componente femminile. Pur essendo ormai preponderante in magistratura, il Csm ha tagliato fuori tutte le donne che avevano fatto domanda, le presidenti di Corte d’appello di Firenze e Milano Margherita Cassano e Marina Tavassi e la presidente di sezione in Cassazione Maria Stefania di Tomassi. Il prossimo 22 dicembre, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, l’ufficialità della votazione in Plenum.