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«Suscita sconcerto e fortissima indignazione l’affermazione del professor Donato Mitola, docente di Bioetica all’Università degli studi di Bari, secondo cui, essendo le donne, a suo dire, più emotive, “... giudici donna non dovrebbero esserci perché giudicare significa essere imparziali”».
Lo scrive il coordinamento dei magistrati di Area, il gruppo progressista delle toghe, in un documento in cui parla di «un’affermazione che, prima ancora delle donne e della loro capacità professionale, offende l’intelligenza e il buon senso, e riflette una sottocultura fondata tanto sui pregiudizi e sulla discriminazione quanto smentita dall’evidenza dei fatti: dopo anni di esclusioni e di discriminazioni, che venivano giustificate proprio con gli stessi assurdi argomenti privi di quella dignità scientifica che il Mitola cerca di accreditare alle sue tesi, dal momento del loro ingresso in magistratura reso possibile solo nel 1963», osservano le toghe progressiste, «le donne sono divenute ormai la maggioranza ed esercitano quotidianamente la professione di magistrato in ogni settore con pari equilibrio, capacità e professionalità dei colleghi maschi».
Queste «assurde parole, frutto di una visione antistorica, non meriterebbero alcuna attenzione se esse non provenissero da chi svolge un ruolo importantissimo e delicato quale è quello del docente - prosegue Area - e poiché non è accettabile che in luogo di trasmettere cultura e conoscenza, si usi la docenza per veicolare ai discenti beceri pregiudizi e censurabili opinioni, ci auguriamo che sia sempre garantito un insegnamento rispettoso della Costituzione e fondato sul riconoscimento della pari dignità delle persone e dei loro diritti».