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L’ora x per la procura di Roma è arrivata. Mercoledì, come anticipato nell’edizione di ieri del Dubbio, il plenum del Csm sarà chiamato a scegliere tra il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, e il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, dopo il concerto della ministra della Giustizia Marta Cartabia sulle due proposte. Un voto che chiude un lungo contenzioso, terminato con l’annullamento della nomina di Michele Prestipino pronunciata dalla Cassazione, anticipata, un mese fa, dalla V Commissione del Consiglio superiore della magistratura, che ha messo definitivamente fuori dai giochi l’ex numero due di Giuseppe Pignatone. In quell’occasione la Direttivi si è sbilanciata a favore di Lo Voi, con quattro voti contro uno. Viola, dunque, risulta il candidato sfavorito, nonostante la Cassazione, nel motivare il rigetto del ricorso di Prestipino, abbia evidenziato come il ruolo di procuratore generale pesi di più rispetto a quelli di procuratore e procuratore aggiunto, svolgendo «una generale attività di vigilanza sul (…) puntuale esercizio da parte dei procuratori della Repubblica dei poteri di direzione, controllo e organizzazione degli uffici ai quali sono preposti» ed essendo «titolare del potere di avocazione delle indagini preliminari».
La Commissione, anche questa volta, sarebbe stata dunque investita dall’imbarazzo del caso Palamara: Viola, infatti, era stato il candidato “prescelto” nel corso della cena all’Hotel Champagne. Il tutto era avvenuto a sua insaputa, ma le dimissioni dei consiglieri del Csm presenti in quell’occasione e l’azzeramento del lavoro svolto avevano spinto la nuova Direttivi a ribaltare il voto. In quel caso Lo Voi aveva così incassato due voti, Prestipino uno solo, mentre Viola era rimasto fuori dai giochi. Il plenum, però, cambiò le carte in tavola, preferendo il braccio destro di Pignatone, nonostante il suo curriculum fosse meno ricco di quello dei colleghi. I giochi, dunque, non sono totalmente chiusi. I consiglieri del Csm saranno chiamati a valutare le proposte presentate dai consiglieri Alessio Lanzi e Sebastiano Ardita, che interpretano diversamente proprio i criteri degli indicatori specifici e, quindi, i ruoli ricoperti.
A sostenere la nomina di Lo Voi è il laico Lanzi, che ne ha evidenziato lo «straordinario percorso professionale», avendo svolto «ogni tipo di funzione, non solo requirente ma anche giudicante, per circa dieci anni, sempre conseguendo risultati eccezionali». Nella comparazione tra i due profili, a parere di Lanzi, Lo Voi prevarrebbe soprattutto sul piano degli indicatori specifici, ai quali va attribuito «speciale rilievo». Se Viola può infatti «vantare due incarichi direttivi, uno alla Procura di Trapani e uno alla Procura Generale di Firenze», Lo Voi «vanta la direzione della Procura di Palermo dal 2014, esperienza che appare più qualificante e funzionale in relazione al posto messo a concorso». Viola, infatti, «si è misurato con un ufficio di minori dimensioni e, quindi, meno complesso», mentre la procura di Palermo sarebbe più simile a quella di Roma. Quello alla guida della procura di Palermo sarebbe dunque un «incarico particolarmente pregnante nella valutazione delle sue attitudini a dirigere la Procura della capitale». A ciò si aggiunge il contesto dell’ufficio palermitano, con competenza su un territorio ad alta criminalità mafiosa, che renderebbe l’esperienza di Lo Voi «di eccezionale rilievo». Un profilo d'altissimo livello, come d'altronde risulta essere quello di Viola, la cui nomina è sostenuta dal togato Ardita. «Un magistrato che ha sempre manifestato non comuni doti umane e straordinarie capacità professionali nel corso della esemplare carriera - si legge nella relazione -, connotata dallo svolgimento di funzioni, inizialmente, giudicanti, tanto civili che penali, e poi, per un lungo periodo, requirenti».
Nella comparazione tra i due profili, secondo Ardita, sarebbe dunque il suo quello migliore, nonostante «l’elevato spessore» di entrambi i curriculum. E ciò sempre in merito agli indicatori specifici, in particolare per quanto riguarda lo svolgimento di funzioni direttive e semidirettive. Sia alla guida della procura di Trapani, sia a capo della procura generale di Firenze, «Viola ha dimostrato eccellenti capacità direttive ed organizzative, di cui si ha diretto riscontro negli ottimi risultati di efficienza e produttività». E le dimensioni «medie» della procura di Trapani non sarebbero un punto in meno, trattrandosi di un «ufficio requirente particolarmente impegnativo, in quanto avente competenza su un territorio storicamente interessato da rilevante e radicata presenza di criminalità organizzata di stampo mafioso». D’altronde, l’ampiezza degli uffici diretti non rientrerebbe tra i parametri per la scelta, contando solo la comparazione delle esperienze e dei concreti risultati ottenuti. Ma anche l’esperienza a Firenze non sarebbe da meno, data l’importanza «nazionale» della stessa, contraddistinta «da una struttura organizzativa significativamente complessa», senza dimenticare che «svolge funzioni direttive requirenti da più tempo». Inoltre, Viola è l’unico, tra i due, ad essersi misurato «con i complessi compiti afferenti all’attività di vigilanza e controllo demandata al procuratore generale», un’esperienza che potrà tornare utile nelle continue interlocuzioni e negli stretti rapporti di collaborazione istituzionale «che il titolare dell’incarico direttivo a concorso dovrà intrattenere con il procuratore generale di riferimento» .