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Tra i meriti del governo va ascritta l’attenzione per le conseguenze relazionali della pandemia. Lo segnala la rinnovata attenzione del ministro Roberto Speranza per il diritto alla salute mentale, a cui fa da pendant il tavolo per la tutela dei minori che accedono ai social presieduto a via Arenula da Anna Macina. Obiettivo della sottosegretaria: individuare contromisure e progetti utili per gestire la vita digitale di bambini e giovanissimi, spesso troppo precoce e pervasiva. Una condizione che il covid ha degenerato in nuova dipendenza.
«I bambini non possono essere lasciati da soli in rete, servono iniziative per limitare i rischi e per coinvolgere attivamente le famiglie. Il mondo del digitale corre veloce, dobbiamo stare al passo», ha detto Macina al termine della prima riunione, tenuta giovedì scorso a ministero della Giustizia. Sono stati ascoltati Nunzia Ciardi, vicedirettore dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, Brunella Greco e Giusy D’Alconzo di Save The Children. Si è trattato della prima giornata di audizioni, con cui si punta ad approfondire i tre ambiti individuati nel “Tavolo Macina”: l’età di accesso dei minori ai social e i relativi sistemi di controllo, utilizzo e sfruttamento dell’immagine dei minori in rete, le campagne di sensibilizzazione rivolte alle famiglie.
Oltre al dicastero di via Arenula, l’iniziativa coinvolge tre autorità garanti: Privacy, Infanzia e adolescenza, Agcom. «Ringrazio tutti i partecipanti», ha detto la sottosegretaria alla Giustizia, «i lavori procedono spediti, abbiamo anche già avviato un confronto con le principali piattaforme digitali sulla base di un questionario molto specifico, a cui risponderanno». Si tratta di Google, chiamata in causa per Youtube, Facebook, che detiene anche Instagram, e Tik tok. Colossi che a dicembre, insieme con Macina, potrebbero essere chiamati a un confronto diretto e a contribuire alla stesura di un vero e proprio codice.
Tra i nodi da sciogliere, la necessità di rendere effettiva la soglia anagrafica per l’accesso ai social, fissata a 13 anni ma quasi sempre disattesa. Le soluzioni normative, sulla cui forma si deciderà a breve, potrebbero riguardare anche un “diritto all’oblio” per chi vuole veder rimosse dalle piattaforme le immagini postate da familiari all’epoca in cui era bambino, Tutela che in Francia, ad esempio, è già prevista.