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Nicola Morra ha sbagliato. Il presidente dell’Antimafia se n’è reso conto, Domenica sera, a “Non è l’Arena”, su La7, si è detto «costernato, addolorato, se qualcuno si e sentito colpito» dalle parole con cui la settimana scorsa ha praticamente accusato i calabresi di essersela cercata, a votare una presidente della Regione malata terminale.
Uscita che in altre epoche avrebbe comportato la radiazione dalla politica, ma che in tempi si sadismo anticasta può valere al massimo un buffetto o l’aventino del centrodestra in commissione ( la seduta di oggi è stata sconvocata). Morra deve aver compreso l’errore, e da garantisti glielo si può anche perdonare. Ciò non toglie che le lezioni della Storia siano a volte perfide quasi quanto le battute macabre.
Esempio: ieri il maggior quotidiano economico del Paese, il Sole- 24 Ore, ha pubblicato un articolo così intitolato: “Avvocati in campo per ottenere il rating di legalità”. Cioè, “cresce il numero delle imprese che chiedono il rating rilasciato dall’Antitrust”, e “l’aiuto di un avvocato è utile non solo per presentare domanda ma soprattutto per migliorare l’organizzazione e ottenere i requisiti per i livelli avanzati di rating”, necessari per “l’accesso al credito e la partecipazione alle gare”.
Avvocati certificatori di immunità alle infiltrazioni. Non ci sarebbe da stupirsi. Se non proprio per Morra, forse. Che a fine novembre 2018 il bollino blu, cioè il rating di legalità, voleva appiccicarlo agli avvocati. Non si sa bene quale organismo avrebbe dovuto compilare le liste dei buoni e dei cattivi, con i sospettabili privati appunto del bollino ( magari perché avevano difeso un indagato di mafia). Ma pensa un po’: adesso invece sono gli avvocati a diventare garanti. Com’è strana la vita. Come cambia il mondo. Però a volte basta riconoscere gli errori per non essere sbalzati dal flusso della Storia.