Su Carmelo Zuccaro la linea difensiva del Csm era stata netta: nessun procedimento disciplinare, nessuna pratica per incompatibilità ambientale. Però quel passaggio in plenum seguito, a inizio maggio, alle dichiarazioni del procuratore di Catania sul presunto patto tra Ong e scafisti non ha archiviato il dibattito tra le toghe. E anzi, la questione promette di essere rilanciata al congresso che l’Anm ha fissato per ottobre, in cui uno specifico panel sarà dedicato al tema dei migranti. Intanto a chiarire che i magistrati intendono discutere di divieti di avvicinamento alle coste libiche, codice per le Ong e anche di indagini siciliane provvede la segretaria di Magistratura democratica Mariarosaria Guglielmi. Che a due mesi dalle assise scrive una lettera a Repubblica, pubblicata ieri, sull’attacco alle Ong come “arma dei populisti”. Una presa di posizione che suscita subito una risposta da parte del segretario di Magistratura indipendente Antonello Racanelli: «Su una questione simile riteniamo non si opportuno schierare un gruppo di magistrati a favore di una tesi o dell’altra».

Guglielmi è una pm giovane ( in servizio a Roma) ed è stata indicata l’anno scorso al vertice della storica corrente di sinistra anche nell’ottica di una maggiore partecipazione delle nuove leve della magistratura. Dimostra in ogni caso di avere già equilibrio e attenzione anche in ambito “politico”. Non critica le azioni avviate dalle Procure di Catania e Trapani, però fa notare come l’ipotesi di un “collateralismo fra i soccorritori e i trafficanti di esseri umani”, avanzata proprio dai pm siciliani, possa produrre conseguenze negative se sottoposta alla “pericolosa semplificazione operata nel dibattito mediatico”. Un conto sono le “norme penali”. Altro appunto è “l’attacco alle Ong”. In termini politici e mediatici “la continua enfatizzazione della necessità di ‘ regolamentare’ gli interventi di soccorso per ragioni di sicurezza”, scrive Guglielmi, “ha ottenuto il risultato sperato: l’opinione pubblica ha ormai metabolizzato l’idea che sia necessario mettere sotto accusa l’attività di salvataggio e che sia legittimo porre ‘ limiti’ al nostro dovere di intervenire per sottrarre al loro destino di morte i migranti”.

Come si vede Guglielmi non avanza dubbi di legittimità sulle iniziative inquirenti avviate a Trapani e a Catania, con una cooperazione anche da parte della Procura di Palermo. Ma di fatto solleva il tema delle Ong come unica possibilità di creare un corridoio umanitario per i profughi. Non si tratta di un rilievo che potrebbe impedire ai colleghi Zuccaro, Alfredo Morvillo ( procuratore di Trapani) e Ambrogio Cartosio ( predecessore di quest’ultimo a Trapani e ora “capo” a Termini imerese) di inquisire i volontari delle Ong. Ma certo la segretaria di “Md” mette le Procure siciliane di fronte al rischio che una pur formalmente fondata azione penale possa contribuire a minare quel ponte umanitario che solo le Ong sono in grado di assicurare.

IL CONGRESSO ANM

Non si tratta di un sasso lanciato nello stagno. “Md” ha dato vita, con Movimento per la giustizia, al raggruppamento progressista di Area. I vertici di questa componente hanno già posto il tema dei migranti, e delle norme penali che lo incrociano, nelle ultime riunioni di giunta dell’Anm. Lo ha fatto in particolare Silvia Albano, rappresentante di Area nell’esecutivo presieduto da Eugenio Albamonte. Al congresso Anm di ottobre il tema avrà appunto un suo spazio ben individuato. Proprio la giunta Albamonte ha scelto di dedicare i lavori al tema “La sfida di fronte ai nuovi diritti”. Si discuterà di fine vita, in un dibattito nel quale interverrà anche Peppino Englaro, e di legalizzazione delle droghe leggere, con l’interessante uno contro uno fra il contrarissimo Nicola Gratteri e il favorevole procuratore antimafia Franco Roberti. E poi si discuterà appunto di migranti e, fatalmente, di Ong. Area ha una posizione chiara. Ma a trovarsi non distante dalla cosiddetta sinistra delle toghe potrebbe essere anche il gruppo centrista di Unicost. Sul tema, convivono all’interno di quest’ultima corrente posizioni diverse. Quelle di magistrati come il vicepresidente Anm Antonio Sangermano, che in recenti interviste ha proposto di introdurre l’espulsione dei soggetti a rischio radicalizzazione come contrasto preventivo al terrorismo. Dall’altra la maggioranza guidata dal segretario Roberto Carrelli Palombi e dal togato del Csm Luca Palamara, più orientati verso posizioni progressiste. C’è la possibilità che tra centro e sinistra della magistratura si saldi dunque un fronte comune critico sui limiti imposti dal governo alle Ong. E questo nonostante lo stesso Zuccaro sia esponente di Unicost.

A non condividere questa linea culturale, potrebbero trovarsi una parte non maggioritaria del gruppo centrista, la corrente Autonomia e indipendenza – che fa capo a Davigo – e Magistratura indipendente. E proprio il segretario di quest’ultima componente, Antonello Racanelli, interpellato dal Dubbio osserva: “Si tratta di una questione sicuramente delicata, ma come magistrati rispettiamo le scelte che il Parlamento ha fatto o farà. Ciascuno di noi ha le proprie opinioni ma riteniamo non sia opportuno schierare un gruppo di magistrati a favore di una tesi o dell’altra dal momento che esistono sensibilità diverse”, spiega il leader del gruppo tradizionalmente rappresentativo della cosiddetta “destra giudiziaria”. Che aggiunge: “Tocca alla politica fare le dovute scelte”.

Al gruppo di “Mi” può essere considerato vicino Franco Lo Voi, capo della Procura di Palermo che è in stretto contatto con Zuccaro per monitorare la situazione Ong. Cartosio, fino a poche settimane fa, era alla guida della Procura di Trapani, dove ha avviato il sequestro della nave Iuventa. Non si conosce una sua particolare attività associativa ma diversi colleghi lo considerano più in sintonia con Mi. La cosiddetta “destra” potrebbe tenere il punto. Ma il centro e la sinistra potrebbero approvare mozioni dal contenuto affine alle posizioni di Guglielmi. Non vuol dire che le indagini sulle Ong ne risulterebbero sconfessate. Ma certo potrebbe essere messo in discussione almeno una parte di quel “consenso diffuso” che finora hanno trovato nell’opinione pubblica.