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In attesa che venga sottoscritto un nuovo decreto dove dovrebbe finalmente mettere in chiaro cosa fare o no nelle carceri italiane, ci sta pensando la magistratura di sorveglianza a trovare modi per decongestionare gli istituti penitenziari ai tempi del coronavirus. D’altronde, in alcuni casi, le rivolte sono rientrate grazie alla mediazione di alcuni presidenti dei tribunali di sorveglianza. Su Il Dubbio di ieri abbiamo parlato di Antonietta Fiorillo, la presidente del tribunale di sorveglianza, la quale ha calmato gli animi dei rivoltosi del carcere di Bologna accogliendo richieste relative a misure alternative e incremento dei servizi con operatori. Qualcosa infatti si sta muovendo. A Roma c’è la presidente del tribunale di sorveglianza Maria Antonia Vertaldi che ha disposto una licenza di quindici giorni per tutti i detenuti in semilibertà. Ma non solo. La Vertaldi ha chiesto a tutti gli Istituti penitenziari di monitorare i detenuti con età superiori ai 65 anni che presentino patologie in corso di tipo respiratorio o cardiologico. Una grande azione di responsabilità che forse potrebbe essere recepito dai tribunali di sorveglianza di altre regioni. A comunicare l’azione della magistratura romana è stato il garante regionale dei detenuti Stefano Anastasìa, che ha parlato della necessità di ridurre il sovraffollamento all’interno delle carceri perché «in queste condizioni non è possibile garantire le norme sanitarie richieste al resto della popolazione». Ma di vitale importanza è il ruolo dei garanti. Lo stesso Anastasìa ha ricordato che «in questo momento così delicato serve il massimo sforzo di coordinamento tra le istituzioni e gli operatori sul campo per riportare serenità nel mondo penitenziario e assicurare le misure necessarie alla prevenzione della diffusione del coronavirusin carcere». Ha infatti aggiunto che «per questo, pur nella delicatezza del frangente, lunedì scorso abbiamo tenuto una prima riunione, presso il Tribunale di sorveglianza di Roma, con la Presidente Vertaldi, il Provveditore dell’Amministrazione penitenziaria Carmelo Cantone, il Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma e il sottoscritto». Anche in Campania qualcosa si è mosso in questa direzione. Il garante regionale Samuele Ciambriello, nei giorni convulsi della rivolta di Poggioreale, ha annunciato ai familiari dei detenuti che, da una interlocuzione col Tribunale di sorveglianza, ai detenuti in semilibertà verranno concessi i domiciliari. Detto fatto. È avvenuto anche al carcere di Secondigliano, tanto da chiudere i padiglioni dei semilberi perché mandati ai domiciliari. C’è Giovanna Di Rosa, presidente del tribunale di sorveglianza di Milano, la quale si è impegnata a scrivere una lettera al ministro della giustizia Alfonso Bonafede per sollecitare modifiche normative utili a ridurre il sovraffollamento nell’istituto di pena. Lei stessa ha avviato, come già riportato su Il Dubbio, una intesa con i Sert per potenziare gli affidamenti terapeutici e le misure alternative, anche con un tavolo che si è costituito con le direzioni del carcere, il provveditorato regionale e la Regione Lombardia. Il ruolo del Garante nazionale, quelli regionali e della magistratura di sorveglianza, con il sostegno dell’avvocatura e di una parte della politica, sta diventando di vitale importanza per salvaguardare il diritto alla salute dei detenuti, proprio in questo periodo dove l’ansia e l’angoscia assale il mondo libero. Figuriamoci il mondo ristretto tra le quattro mura.