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Piercamillo Davigo non è più un consigliere del Csm. A stabilirlo il plenum di Palazzo dei marescialli, che ha decretato l'impossibilità di mantenere la carica di consigliere dopo la pensione. Domani, infatti, l'ex pm di Mani pulite compie 70 anni, lasciando così la magistratura. Una condizione incompatibile con la carica di togato del Csm, secondo la maggioranza dei consiglieri. «Mi sono convinto che il pensionamento fa venir meno lo status di magistrato e ciò comporta non solo il venire meno delle funzioni giudiziarie ma anche di quelle di componente del Csm. Ne ho parlato con i due componenti del Comitato di presidenza, ci siamo confrontati e ho trovato conferma di questa mia conclusione», ha spiegato il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio. «La Costituzione ci impone di rinunciare all’apporto che Piercamillo Davigo, magistrato eccezionale, potrebbe ancora dare al Consiglio superiore della magistratura», ha detto il vicepresidente del Csm David Ermini, nel suo intervento in plenum, sottolineando le «qualità» di Davigo, quali «l’intransigente onestà intellettuale, l’assoluta indipendenza di giudizio, l’inattaccabile libertà morale», che, «insieme alla preparazione professionale, all’incessante impegno, all’equilibrio, alla dedizione assoluta, alla non comune attitudine all’esercizio della giurisdizione, hanno connotato il percorso di un magistrato eccezionale, la cui esemplare carriera è sotto gli occhi di tutti». A Davigo, ha aggiunto Ermini, «che personalmente non conoscevo prima della nostra elezione al Csm, mi lega ora un’amicizia per me preziosa e irrinunciabile», ma «tuttavia, nella vita, ci sono momenti in cui chi è chiamato a compiti di responsabilità istituzionale deve assumere decisioni dolorose ma necessarie: decisioni amare, ma che il rispetto della carta costituzionale e il bene dell’istituzione, di cui ci onoriamo di far parte, esigono senza ripensamenti».