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«Siamo quasi tutti in 3 in una cella di soli 7 metri quadrati, le doccia sprovviste di soffioni e l'acqua è colma di calcare, tanto che se si riempiono le bottiglie dopo due giorni l'acqua diventa verde. Le porte delle docce sono talmente arrugginite, con il rischio di tagliarsi e prendere infezioni, le celle della quinta e della sesta sezione piene di muffa e per tutto l'inverno quando piove penetra l'acqua, è davvero invivibile!». Si tratta di un passaggio di una lettera di denuncia che è stata inviata agli organi di informazione – tra i quali Il Dubbio per dare massima diffusione al grido di aiuto da parte di alcuni detenuti reclusi nel carcere di Lecce, precisamente del blocco C2.
«Spesso e volentieri – si legge sempre nella lettera -, senza preavviso tolgono l'acqua allo scarico del water ed è un'impresa usufruire di quest'ultima usando i secchi. Le ripetute richieste di poter sistemare lo scarico, in comune nella terza e quinta sezione, sono sempre stati ignorate, anche il lavandino del passeggio non è funzionante. Quindi immaginate due sezioni che comprendono circa 150 detenuti che hanno diritto al passeggio, hanno diritto di prendere un po' d'aria fresca e socializzare tra loro a farlo in un contesto in cui prevede sporcizia e odore sgradevole, è davvero ingiusto che queste ore ci fanno solo venire da vomitare!» .
Nella lettera viene denunciato lo scarso numero di assistenti sociali, 15 su 200 detenuti, con il risultato che diventa «un miraggio vederli». I detenuti ne sottolineano l’importanza: «Chi è in attesa di consiglio o chi vuole usufruire di qualche beneficio che gli può giustamente spettare, se lo può solamente scordare! Nel nostro blocco, oltre la scuola non c'è altro, né volontariato né corsi, niente di niente, sempre costretti a stare nel corridoio o nelle celle e diventa tutto una monotonia».
I detenuti parlano anche di abusi psicologici. «Tutti sappiamo di aver sbagliato in passato e di dover espiare le nostre colpe – spiegano sempre nella lettera-, ma bisogna farlo nel modo giusto, senza abusi psicologici perché magari molti vorrebbero cambiare vita e reinserirsi nella vita comune e sociale ma ciò non è possibile, viste le mancanze! E per quanto riguarda chi ha figli ed ha bisogno di chiamate straordinarie perché nulla è più importante della famiglia e dei bambini che hanno bisogno di crescere bene».
I reclusi del carcere leccese denunciano la situazione, a detta loro carente, dell’assistenza sanitaria. «Ci sono detenuti - si legge nella lettera - che hanno patologie e altre malattie che lievi o gravi che siano vanno prevenute e curate, ma non fanno altro che riempirci di Novalgina e Tachipirina!». Concludono spiegando che non sono dei mostri, ma esseri umani che sono disposti a pagare per i propri errori, ma ciò «non deve diventare un luogo di sofferenza».
Che il carcere di Lecce sia problematico non è una novità. La denuncia proviene anche dal sindacato della polizia penitenziaria Ossap. Recentemente, tramite il delegato del segretario regionale Leo Beneduci, il vice segretario regionale della Puglia Ruggiero Damato e il segretario provinciale Giuseppe Morittu, hanno ribadito la drammatica situazione di carenza di organici nelle file della polizia penitenziaria e in particolare nel ruolo agenti/ assistenti, cosa che sottopone i poliziotti a espletare turni di servizio che superano le 8/ 10/ 12 ore, ben oltre quelle consentite dalle vigenti norme contrattuali.
Scarsi i sistemi di allarme e di video- sorveglianza e inesistenti i corsi di aggiornamento professionali e di autodifesa. Inadeguate le esercitazioni al poligono di tiro. Insufficienti anche i controlli sullo stato psicofisico dei poliziotti che sono perennemente sottoposti a stress da lavoro. Per non parlare poi dei mezzi di trasporto: il 90% di essi è fermo per mancanza di fondi necessari alla manutenzione.
L’Osapp si è soffermata sulla mancata fornitura di uniformi e altri capi di vestiario da quasi 8 anni; cosa che non consente di ottemperare al decreto legislativo del 2017 che prevede l’inserimento di nuovi fregi e gradi che le altre tre forze di polizia hanno già visto. Si è discusso anche del mancato pagamento del Fesi ( i fondi di efficienza istituzionale) che le altre forze dell’ordine hanno già avuto elargiti nel scorso mese di giugno e la polizia penitenziaria intascherà solo nel mese di ottobre dopo vari interventi sindacali.