La Corte costituzionale ha bocciato il referendum sull'art. 18 promosso dalla Cgil. La decisione al termine della camera di consiglio, che ha dichiarato inammissibile il quesito che proponeva la cancellazione delle norme del Jobs act in materia di licenziamenti illegittimi che prevedono il pagamento di un indennizzo invece del reintegro sul posto di lavoro.
Via libera della Corte costituzionale, invece, ai referendum su voucher e responsabilità solidale in materia di appalti. La decisione al termine della camera di consiglio che ha dichiarato ammissibili i quesiti proposti dalla Cgil relativi alla abrogazione delle disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti e la richiesta di soppressione delle norme relative al Buono per il lavoro accessorio.
Dopo la decisione della Consulta, la consultazione referendaria, secondo quanto prevede la legge, dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Salvo, però, elezioni anticipate: in questo caso, la legge (articolo 34 della legge 352 del 1970, che regola l'iter referendario) prevede che i referendum abrogativi che hanno avuto il via libera dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale vengano 'congelatì fino all'anno successivo. "Ricevuta comunicazione della sentenza della Corte Costituzionale, il presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri - prevede l'articolo 34 della legge sui referendum - indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Nel caso di anticipato scioglimento delle Camere o di una di esse, il referendum già indetto si intende automaticamente sospeso all'atto della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del decreto del presidente della Repubblica di indizione dei comizi elettorali per la elezione delle nuove Camere o di una di esse. I termini del procedimento per il referendum - prevede ancora la legge - riprendono a decorrere a datare dal 365esimo giorno successivo alla data delle elezioni".
I QUESITI. Reintegro ed estensione dell'articolo 18, cancellazione dei voucher, reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti: sono questi i tre quesiti referendari esaminati oggi dalla Corte costituzionale. La Consulta ha detto 'no' al referendum abrogativo sulle modifiche all'articolo 18 introdotte con il Jobs act, mentre ha dichiarato ammissibili gli altri due. I quesiti sono a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare della Cgil "Carta dei Diritti Universali del Lavoro". Il 1 luglio 2016 erano state depositate in Corte di Cassazione oltre 1,1 milioni di firme per ognuno dei tre quesiti referendari. Il 9 aprile 2016 è iniziata la raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare e dei quesiti. Il 23 marzo i referendum sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 69.
REINTEGRO ED ESTENSIONE DELL'ARTICOLO 18. Si chiede l'abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi, contenute nel Jobs act. In particolare, oggetto del quesito referendario è il decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 recante "Disposizioni urgenti in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti in attuazione della legge del 10 dicembre 2014, n. 183", nella sua interezza, e dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. In base a quanto previsto dal Jobs act, un licenziamento ingiustificato prevede il pagamento di un'indennità che cresce con l'anzianità di servizio, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità. La Cgil chiede il referendum per il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo, estendendolo anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, fino a 5 dipendenti. Per le aziende con meno di 5 addetti, il reintegro non sarà automatico ma a discrezione del giudice. In caso di reintegro, sarà il lavoratore a scegliere il risarcimento congruo o il rientro. Spiega la Cgil: "Il referendum vuole ripristinare un principio fondamentale di giustizia nel lavoro".