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Italia patria della corruzione? Tutt’altro: casomai è un modello nelle strategie con cui la contrasta. E al centro di tale sistema esemplare c’è l’Anac: authority che ha svolto «un’azione efficace» e che si muove nel quadro di una normativa coerente con «tutte le disposizioni» concordate dalla comunità internazionale.
Il giudizio non è di un qualsiasi osservatore indipendente privato, ma addirittura dell’Onu. È contenuto nel secondo “Rapporto di valutazione” a cui l’Italia è stata sottoposta da quando, nel 2005, è pienamente entrata in vigore la “Convenzione di Merida”, ossia il patto anticorruzione delle Nazioni unite al quale lo Stato italiano ha aderito assieme ad altri 182 Paesi.
Un quadro in aperta contraddizione con l’idea di una Tangentopoli permanente riproposta negli ultimi giorni dalle indagini (non sentenze, ma indagini) di alcune Procure. Il Rapporto è stato presentato ieri pomeriggio alla Farnesina, dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e dal guardasigilli Alfonso Bonafede, alla presenza del vertice dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone.
Il modello incentrato sull’Anac, spesso definito «inutile» da magistrati di grande autorevolezza come Piercamillo Davigo, soddisfa, per l’Onu, «tutto quanto prescritto dall’intesa in materia di prevenzione e di recupero di beni». Una «aderenza» alla “Convenzione di Merida” che giustifica il giudizio «ampiamente positivo» delle Nazioni unite. Va apprezzato «lo sviluppo di un modello di controllo sugli appalti» in grado di impedire «l’infiltrazione criminale».
E fa bene l’Anac a coinvolgere, nel proprio «modello di prevenzione», tutti «gli enti della Pa». Cantone ne ricava un «motivo di orgoglio» perché, dice, «il Rapporto Onu mostra quanto sia importante un’azione di sistema: la repressione non può essere disgiunta dalla prevenzione». È il suo pallino, spesso contestato dai colleghi pm, molti dei quali ritengono di essere i soli possibili antagonisti del malaffare. Anche Moavero rivendica la «logica di sistema» seguita dall’Italia e il ministro della Giustizia Bonafede segnala la «convinta e fattiva adesione» all’intesa internazionale, anche se «non bisogna abbassare la guardia».
L’Anac insomma non è un ente inutile. E anzi ha fatto in modo che l’Italia diventasse un Paese virtuoso, almeno per l’Onu. Anche se, a leggere i giornali, sembra vero il contrario.