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L'avvocatura italiana è compatta nel respingere la nuova legge sulle intercettazioni. Dopo l'intervento del presidente del Cnf Andrea Mascherin, che ieri aveva sottolineato come la nuova norma «rischia di invadere il domicilio è limitare i diritti e la libertà personale», ponendo «una questione culturale, di democrazia prima ancora che penale» il capo dei penalisti italiani Giandomenico Caiazza si scaglia contro il decreto approvato ieri dalla Camera dei deputati (oggi ci sarà il voto finale, ma è una formalità). Nel decreto «non sono previste sanzioni per l’eventuale mancato rispetto» delle nuove regole, mentre «viene strapotenziato il potere invasivo dello Stato nella privacy dei cittadini, io ti intercetto per un reato e poi posso molto più di prima utilizzarlo per un altro», sottolinea Caiazza , denunciando «una espansione dei meccanismi di utilizzo del captatore informatico all’indomani una sentenza delle sezioni unite della Cassazione che aveva dato un segnale importante di segno Contrario ». Queste le principali critiche che il presidente dell’Unione delle Camere penali Gian Domenico Caiazza, ospite a Radio anch’io, rivolge alla riforma, sottolineando che «purtroppo questo è un provvedimento che afferma ed estende la "pesca a strascico" dei reati e che sembra abbia voluto rimediare all’importante pronuncia su questa materia che di recente è stata emessa dalle sezioni unite della Cassazione. Non si va in cerca di reati con le intercettazioni».